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USA AMMETTONO:LEGAME FRACKING-TERREMOTI
Esiste una connessione tra le attività di estrazione dal sottosuolo di petrolio e gas con il metodo della fratturazione idraulica,il cosiddetto fracking, e i terremoti. Lo sostiene il primo rapporto esauriente realizzato dallo United States Geological Survey (Usgs), l'agenzia scientifica del governo Usa che si occupa dei rischi che minacciano il territorio. Mappate 17 aeree in cui sono avvenuti i terremoti. Lo Stato più colpito è l' Oklahoma,dove i sismi sono due o tre al giorno,di magnitudo 3 o superiore. Anche il Sole 24 ore scrive:
Ora anche una agenzia scientifica del Governo Usa lo dice esplicitamente: esiste una connessione tra le attività di estrazione dal sottosuolo di petrolio e gas con il metodo della fratturazione idraulica, il cosiddetto fracking, e i terremoti. A sostenerlo è un esauriente rapporto realizzato dallo United States Geological Survey (Usgs), l'agenzia scientifica del governo degli Stati Uniti che si occupa del territorio, delle sue risorse naturali e dei rischi che lo minacciano.
Si tratta del più ampio rapporto mai pubblicato dall'Usgs su un fenomeno che negli ultimi anni è notevolmente cresciuto nel Paese, insieme alla produzione di gas e petrolio di scisto (
shale gas e oil), in cui sono state identificate e mappate 17 regioni dove i terremoti sono avvenuti. Lo Stato decisamente più colpito è l'Oklahoma, dove i terremoti ora sono centinaia di volte più comuni di quanto fossero pochi anni fa, proprio a causa dell'immissione nel sottosuolo dell'acqua di scarto delle attività di fracking. Nel rapporto, inoltre, sono state mappate zone di altri otto Stati, dal lago Erie alle Montagne Rocciose, dove la stessa pratica ha provocato terremoti e che rischiano, in futuro, di subire scosse ancor più potenti.Mark Petersen, a capo del gruppo che si è occupato del rapporto, ha detto che «in Oklahoma c'erano uno o due terremoti di magnitudo pari o superiore a 3 all'anno, ora invece uno o due al giorno. Ora in Oklahoma - ha aggiunto - ci sono più terremoti di quella magnitudo che in California». Il rapporto è stato pubblicato due giorni dopo che il governo statale dell'Oklahoma, per la prima volta, ha riconosciuto che la comunità scientifica dello Stato non ha ormai dubbi: il recente aumento dell'attività sismica è il risultato dell'immissione nel sottosuolo dell'acqua di scarto del fracking. Nel 2011, l'Oklahoma centrale ha affrontato la scossa più forte mai registrata nello Stato, di magnitudo 5,6, che sconvolse gli scienziati, che lo definirono il maggior terremoto indotto dall'uomo negli Stati Uniti. La situazione, poi, potrebbe peggiorare: «Non dico che avremo una scossa di magnitudo 7 in Oklahoma - ha detto Petersen - ma non credo che si possa escludere».
Il rapporto dell'Usgs è un passo avanti verso la capacità di predire il rischio di terremoti indotti dalle attività umane, considerata molto difficile da raggiungere. Lo studio ha anche mostrato che, nelle zone dove l'iniezione di acqua di scarto è stata fermata, la frequenza dei terremoti si è ridotta quasi a zero, per esempio nell'Arkansas centrale dal 2011 e in un'area a nord di Denver, in Colorado, negli anni '70.
La fratturazione idraulica, tecnica estrattiva che inietta in profondità una miscela ad alta pressione di acqua e agenti chimici per rompere la roccia e liberare gli idrocarburi, è sotto accusa da tempo da parte degli ambientalisti. E National Geographic
L'estrazione del petrolio può causare terremoti?
Secondo uno studio, il sisma del 2011 in Oklahoma è stato scatenato dall'immissione nel sottosuolo dei liquidi di scarto, una pratica sempre più utilizzata anche a causa del fracking
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Il sisma di magnitudo 5,7 che il 6 novembre 2011 colpì la zona di Prague, al centro dello Stato, è stato il più violento di una serie di terremoti che secondo alcuni scienziati sarebbero stati indotti dalle pratiche adottate dall'industria petrolifera. I metodi più avanzati per l'estrazione di petrolio e gas naturale producono ingenti quantità di liquidi di scarto: ad esempio, la fratturazione idraulica, o fracking, consiste proprio nel pompare acqua e additivi chimici ad alta pressione nel sottosuolo, in modo da frantumare le rocce scistose liberando il petrolio e il gas che vi sono imprigionati (guarda la fotogalleria Fracking, boom nella prateria). L'acqua viene utilizzata anche nelle tecniche dette
di enhanced oil recovery, in cui si cerca di aumentare la quantità di petrolio estratta da un pozzo. L'acqua e gli altri liquidi di scarto vengono poi smaltiti reiniettandoli nel sottosuolo.
Questi metodi di estrazione si sono imposti negli ultimi anni negli Stati Uniti, provocando un boom della produzione di petrolio e gas naturale. Finora a suscitare le maggiori controversie è stata la pratica del fracking, collegata ad almeno due episodi sismici di scarsa entità (nello stesso Oklahoma e nel Lancashire, in Inghilterra). Dalla recente ricerca, però, emerge che non è tanto il fracking, quanto la successiva iniezione di liquidi di scarto il fattore che aumenta il pericolo di terremoti. Il motivo, spiega Katie Keranen, prima firmataria dell'articolo su Geology, è che nei pozzi di smaltimento finisce molta più acqua, e che, a differenza di quella utilizzata per il fracking, non viene mai rimossa. Con l'aumento della pressione, questi pozzi possono finire per premere contro le faglie geologiche, a volte causandone la rottura e quindi scatenando terremoti.
È stato questo meccanismo, con ogni probabilità, a provocare il sisma dell'Oklahoma, che danneggiò 14 abitazioni e fu percepito fino in Texas. In quel periodo, c'erano in funzione tre pozzi di reiniezione (pozzi di petrolio abbandonati utilizzati per smaltire i liquidi di scarto) in un raggio di un chilometro e mezzo dall'epicentro.
Al momento della scossa Keranen, docente di geologia e geofisica all'Università dell'Oklahoma, si trovava in casa. I sismografi che lei stessa installò subito dopo registrarono più di 10 mila scosse di assestamento, che hanno aiutato gli scienziati a stimare l'area interessata dall'attivazione della faglia. I dati mostrano che la prima rottura è avvenuta a distanza incredibilmente ravvicinata (meno di 200 metri) da un pozzo attivo, e che la grande maggioranza delle scosse successive sono avvenute all'interno dello stesso strato di roccia sedimentaria in cui si trovano i pozzi di reiniezione.
I ricercatori sostengono che la vicinanza del pozzo alla faglia, l'aumento della pressione nella parte superiore del pozzo subito prima della scossa e la relativa scarsità di eventi sismici precedenti suggeriscono che sia stata proprio l'iniezione di liquidi a causare il terremoto; ma aggiungono che sarebbe impossibile provarlo al di là di ogni dubbio. "Di certo la probabilità che si tratti di un sisma indotto dall'uomo è molto alta", afferma Keranen.
Fortunatamente l'area colpita è in aperta campagna, e solo due persone rimasero ferite. "Se fosse successo in una zona densamente popolata, i danni sarebbero stati molto più gravi", commenta la studiosa. "Dovremmo prendere molto sul serio questo episodio, e cercare di ridurre il rischio che si ripresenti".
Secondo l'articolo pubblicato su Geology, possono passare anche decenni prima che un pozzo di reiniezione scateni un terremoto. In quasi tutti i casi documentati, l'attività sismica comincia a intensificarsi già pochi mesi dopo l'inizio del pompaggio dei liquidi in un pozzo, e si ferma quando la pressione viene allentata; ma al momento del sisma dell'Oklahoma, l'acqua veniva iniettata nei pozzi vicini da più di 17 anni.
Negli Stati Uniti, i terremoti sono rari a ovest delle Montagne Rocciose, ma il loro numero è drasticamente aumentato dopo il 2008. Finora il motivo non è stato scientificamente provato, ma nel 2012 un rapporto delle National Academies of Science affermava che l'iniezione di liquidi nel sottosuolo poteva accrescere la probabilità che si verificassero le scosse.
Anche se di per sé non è direttamente responsabile dell'attività sismica, il fracking utilizza enormi quantità d'acqua (tra gli 11 e i 19 milioni di litri per ogni fratturazione in ciascun sito), gran parte della quale viene smaltita nel sottosuolo. John Bredehoeft, geologo presso lo Hydrodynamics Group (un centro di ricerca nello Stato di Washington) dopo una carriera nello U.S. Geological Survey, sostiene che "non c'è più alcun dubbio" sulla relazione tra terremoti e iniezione di liquidi nel sottosuolo. Pur ritenendo che la grande maggioranza dei circa 30 mila pozzi di smaltimento americani sia sicura, Bredehoeft aggiunge che non esiste ancora un modo di sapere quale di essi abbia più probabilità di scatenare terremoti. "Non conosciamo abbastanza la crosta terrestre per sapere dove accadrà", sostiene. "Non abbiamo dati a sufficienza per scoprirlo".
Heather Savage, geofisica della Columbia University e coautrice della ricerca per Geology, sostiene che per prevenire sismi come quello dell'Oklahoma occorrerebbe raccogliere maggiori dati sui pozzi di smaltimento. "I terremoti indotti dall'uomo sono rari, ma la loro frequenza sta aumentando", sostiene. "Dobbiamo correre ai ripari".
Non tutti gli studiosi, però, condividono le conclusioni degli autori della ricerca. Già prima della pubblicazione suGeology, un comunicato dell'Oklahoma Geological Survey, l'autorità geologica dello Stato, ha affermato che il sisma del 2011 fu dovuto con ogni probabilità "a cause naturali".