Una delle cose che mi piace più della scrittura – specialmente della scrittura del “fantastico” – è poter creare mondi.
Ne abbiamo già parlato altre volte, non credo sia più un mistero, né una rivelazione.
Si tratta forse del mio background da appassionato di giochi di ruolo. Nelle vesti di master, più che di giocatore, la parte relativa al world building è quella che mi piaceva di più.
In qualità di scrittore le cose sono cambiate, anche se non radicalmente. Costruire un mondo non è sufficiente, senza una buona storia a fare da collante. Il rischio di scadere nel famigerato infodump è sempre altissimo. Per non eliminarlo del tutto (chi sostiene che è un male assoluto sbaglia, senza se e senza ma), occorre saperlo ammaestrare.
Questo è, più o meno, il modo in cui nascono i miei ebook.
C’è poi un processo più certosino, assai meno visibile, che mi piace ancor di più. Riguarda la creazione di legami tra setting di scrittura indipendenti e apparentemente inconciliabili.
Si tratta di un processo sottile, che riguarda i lettori più attenti e appassionati, e lo scrittore.
In realtà non influisce granché sulla struttura dei singoli romanzi e racconti. Essi stanno in piedi da soli. Chi li legge senza conoscere il resto della produzione di un singolo autore ne rimane comunque soddisfatto, ovviamente senza notare collegamenti tanto sottili da non causare paradossi o singhiozzi nelle storie.
Per gli altri, per chi è al corrente di tutti ciò che ha pubblicato quel determinato scrittore, tali collegamenti rappresentano invece un filo d’Arianna, quasi un piccolo percorso iniziatico-narrativo.
O, come dicono altri, una serie di spassosi inside jokes.
Si tratta di percorsi creativi che gente del calibro di Stephen King, Terry Brooks e Brian Keene affrontano per anni. Senza contare tutti gli altri autori che al momento non mi vengono in mente, ma che di certo hanno questo “vizietto”.
Pensate alle storie della Torre Nera di King, o al Labirinto di Keene: luoghi in cui i personaggi di molti dei loro racconti confluiscono, senza però inficiare l’indipendenza dei singoli libri.
Ecco, intendo dire proprio questo.
Anch’io porto avanti qualcosa del genere.
Per questo potrete trovare dei collegamenti sotterranei tra la saga del Biondin e quella di Moebius. Così come ci sono degli inside jokes che legano tra loro Brianzilvania e Imperial.
Potrei continuare nell’elenco, ma rovinerei l’effetto sorpresa a chi magari vuole scoprire da solo il percorso nel mio labirinto mentale.
Qualcuno ha notato questo filo d’Arianna? Qualcuno lo sta seguendo? Mi piacerebbe saperlo.
Ah, poi c’è un aspetto ancora più personale, che accomuna i vari titoli della mia produzione.
Che, ok, è composta da racconti di intrattenimento, ma non certo nati solo per cazzeggiare. C’è un qualcosa che affonda nel mio modo d’essere e di pensare, e che influenza, fosse anche in modo assai superficiale, tutto ciò che scrivo.
Ma questa e un’altra storia e ne riparleremo fra qualche settimana (se vi interessa).
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