di Gianluca Avagnina. Di che colore è la Pasqua? Il Natale è rosso. Su questo almeno nessun dubbio. Per la Pasqua la scelta del colore ‘da abbinare’ è un po’ più libera, e per quanto mi riguarda può essere benissimo lasciata al gusto del singolo.
Io scelgo il verde. Verde Lega. E penso che ricorderò questa Pasqua specialmente per gli avvenimenti (politici e non) che stanno interessando il partito di Bossi, o forse non più di Bossi. Un po’ come succede agli appassionati di calcio, quando una data nel cuore del tifoso assume connotati e colori del tutto diversi rispetto a quelli tradizionalmente attribuiti dalla storia: il 5 maggio tra tutte.
Io scelgo il verde. Nel senso di ‘essere al verde’ Perché questa è soprattutto la Pasqua della crisi. Di una crisi tremenda, che ti fa pensare che la vita vera (e tutti i suoi progetti per il futuro) non possa iniziare prima del 2013. Verde speranza. Perché pero non sia un’altra bugia, stavolta noi allo stesso tempo pubblico e barzellettiere.
Scelgo il verde perché d’istinto non saprei che altro scegliere. Non i colori ormai slavati dei partiti. Alle amministrative della mia città quelle che una volta erano ‘le Sinistre’ (tutte, dagli estremi al centro), si presentano in arancio. Un bel colore, ma ai miei occhi pur sempre un ‘rosso un po’ più slavato’.
Leggo di molti profeti (scrittori, giornalisti ed altro) che profetizzano la fine della Lega — e un radicale cambiamento politico generale(nel meglio) negli anni a venire (sempre a partire dal 2013) — e sono pronti a cogliere i segnali di questo roseo futuro in ogni dove.
Poi arriva il Senatur, e fa capire che se c’è un problema in Italia, oltre a ‘Roma ladrona’, sono i magistrati. Per il Cavaliere erano i ‘magistrati comunisti’, per Bossi sono i ‘magistrati inviati da Roma’. Mi sorprende che nessuno parli dei ‘magistrati Padani’, se tutta la magistratura è politicizzata dovranno pur esistere. Me li immagino alti, canuti e con la barba bianca fino alle ginocchia: dei druidi, insomma.
Non mi sembra stiano cambiando molte cose, anche se il verbo più usato dalle ‘alternative’ —le vecchie opposizioni che adesso forse non gradiscono più essere chiamate così — è POTERE. ‘Insieme si può’, il motto nella mia città. Praticamente Obama copia e incolla. E anche Obama rappresentava una opposizione, ma una consapevole, e fiera di essere tale.
Verde speranza. Io sto a guardare, sperando che qualcosa cambi veramente.
Aspettando qualcuno che mi venga a dire che il problema in Italia non sono i magistrati, ma la politica corrotta e avida (quella che si intasca i finanziamenti pubblici), il clientelismo, la mafia, l’evasione, la penalizzazione della cultura e della ricerca. Senza l’inconcludente populismo grillino, se possibile.
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