Mamma mia... domani ho un colloqio di lavoro, come mi vesto, come mi muovo e dove metto le mani? Quando ci si prepara per una presentazione in pubblico, non bisogna concentrarsi soltanto sui contenuti da proporre e sui toni da usare. Anche la comunicazione con il corpo è un dettaglio da non trascurare, e in particolare la gestualità. Dove tenere le mani mentre si parla durante una presentazione o si fa un colloquio? Secondo uno dei maggiori esperti in materia, Jerry Weissman, fondatore della società americana Power Presentations e autore del libro “Presentations in Action: 80 Memorable Presentation Lessons from the Masters” (“Presentazioni in azione: 80 memorabili lezioni sulle presentazioni fatte dai maestri”), bisogna evitare di accompagnare il proprio discorso con “coreografie” particolari e gesti specifici. Il suo consiglio è quello di illustrare ciò che si sta dicendo usando le mani e le braccia in modo naturale, con la stessa spontaneità di tutti i giorni. C’è però un gesto, spiega Weissman, che bisogna fare volontariamente: di tanto in tanto è necessario stendere mano e braccio quasi a colmare il vuoto tra chi fa la presentazione e il pubblico (o i selezionatori) che assiste. La posizione deve assomigliare a quella che si assume quando si stringe la mano a qualcuno. All’esatto opposto di questo approccio “naturale”, c’è per esempio il metodo comunicativo dell’ex presidente americano Ronald Reagan, che non a caso era definito “Il grande comunicatore”. Nel corso della sua carriera politica, Reagan ha usato raramente i gesti per dare forza ai suoi discorsi: in più di 100 apparizioni in pubblico durante i suoi otto anni da numero uno della Casa Bianca, solo una volta ha fatto ricorso a gesti espansivi di mani e braccia. Reagan aveva iniziato ad adottare questo stile quando faceva il portavoce della General Electric. L’ex presidente svolse questa professione per otto anni, nel periodo compreso tra la fine della sua carriera di attore e l’inizio della sua vita politica come governatore della California. Durante questi anni, Reagan si trovò spesso a fare presentazioni in pubblico. Nel 1954, per esempio, come conduttore di un’antologia di sceneggiati televisivi realizzata per conto di General Electric presentò un episodio restando in piedi davanti al telo bianco di uno studio cinematografico. Aveva il braccio destro appoggiato su una luce del palco e la mano sinistra nella tasca dei pantaloni. Lungo tutta la presentazione, Reagan non ha mai mosso le braccia. Per lui ha funzionato. Per gli altri, dice Weissman, l’efficacia arriva solo se si è naturali. Pensare alla gestualità come a qualcosa da studiare in anticipo nei minimi dettagli è uno stile innaturale “alla Reagan”. Ma scegliere un approccio del genere ha senso, dice Weissman, per quei professionisti che hanno bisogno di usare la gestualità in modo “preconfezionato”, come per esempio i giornalisti che conducono i tg (gestualità ridotta all’osso) o le persone che conducono i programmi di previsioni del tempo (molti gesti, ma legati alla necessità di indicare l’andamento dei fenomeni atmosferici sulle cartine). Chi lavora in un’azienda e ha incarichi di responsabilità in genere viene assunto in base alle sue competenze e alla sua personalità. Ecco perché, durante una presentazione o un colloquio, è preferibile mettere in mostra la propria personalità. E, di conseguenza, muovere mani e braccia in modo naturale.