María del Pilar Hurtado, la ex direttrice del Das, il servicio segreto colombiano, sarà processata in contumacia. È quanto afferma l’ex procuratore capo della Repubblica, Guillermo Mendoza Diago, che reputa ininfluente ai fini dello svolgersi del processo, il fatto che Panama si neghi ad abrogare lo status di rifugiata che ha concesso alla funzionaria colombiana. La dichiarazione viene immediamente dopo l’annuncio del governo panamense che reitera l’asilo elargito alla Hurtado per ragioni di sicurezza.
Hurtado, che ricoprì l’incarico dall’agosto 2007 al 2008 durante la presidenza Uribe, venne travolta dallo scandalo delle intercettazioni illegali, un caso che in Colombia è conosciuto come ¨de las chuzadas¨. Nel febbraio 2009 la rivista Semana pubblicò un reportage nel quale rivelava i dettagli dell’operato illegale del Das, che spiava intenzionalmente membri dell’opposizione, magistrati e giornalisti. Lo scandalo portò alla soppressione del Das, che come gruppo di intelligenza era risultato manipolato da funzionari vicini ad Álvaro Uribe. Parallelamente all’inchiesta in cui è coinvolta la Hurtado, si svolge infatti il processo contro Jorge Noguera, il primo direttore della presidenza Uribe, che avrebbe usato i servizi segreti per appoggiare le attività dei paramilitari e di gruppi di narcotrafficanti.
Avvocata, con una lunga esperienza nell’amministrazione pubblica colombiana, la Hurtado entrò nei Das nel 2006, servendo come vice dell’allora direttore Andrés Peñate. Dopo le rivelazioni di Semana, venne accusata di cinque delitti, tra cui associazione a delinquere, abuso d’autorità e peculato. Il ministero pubblico la reputa responsabile di aver organizzato e diretto l’operazione delle intercettazioni illegali e sta cercando di valutare quale fosse l’ingerenza dell’ex presidente Uribe in tutto il processo di spionaggio. Da qui la richiesta d’estradizione, negata dal governo panamense. La Hurtado ha sempre negato i capi di imputazione, ritenendo di essere stata coinvolta in una spirale di vendette politiche.
Panama non è nuova ad asili politici contestati. Qualche anno fa accolse l’ex presidente ecuadoriano Abdalá Bucaram, famoso per i suoi eccessi, mentre durante la crisi peruviana del 2000 discusse anche dell’opportunità di concedere questo status al responsabile dei servizi segreti di Fujimori, Vladimiro Montesinos. Oggi, oltre alle proteste della Colombia, il governo di Martinelli sta affrontando anche le ire del Venezuela di Hugo Chávez. Panama ha infatti concesso l’asilo al dirigente studentesco Nixon Moreno che, sotto inchiesta per gli scontri del 2004 a Mérida, era da due anni rifugiato nella sede della Conferenza Episcopale di Caracas.