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Colonia e le Responsabilità dei Giornali

Creato il 11 gennaio 2016 da Pedroelrey

I toni con i quali i giornali italiani sia online che nelle edizioni tradizionali cartacee hanno affrontato le vicende di Colonia sono vergognosi.

Non è solo una questione di fretta e/o di traduzioni approssimative bensì di una precisa scelta di parlare alla “pancia” dei lettori con l’evidente obiettivo di fare qualche migliaio di click in più e sperare, magari, anche di vendere qualche copia.

QCodeMag Migranto

Quelli che, nella migliore delle ipotesi, vengono chiamati migranti, ma spesso, troppo spesso, immigrati o clandestini, sono profughi di guerra, è gente che scappa, a rischio della vita, da Paesi dove la loro casa è stata bombardata, i loro parenti ammazzati, torturati, in cui quella che era già un’esistenza difficile diviene impossibile da sostenere.

Nemmeno durante la seconda guerra mondiale si sono raggiunti i 60 milioni di persone sfollate per conflitti o carestie dicono i dati della World Bank. Se i media, ed in primis i giornali, unici ad essere focalizzati appieno sull’informazione, iniziassero a chiamare questa enorme massa di persone con il loro nome: profughi appunto, fornirebbero una visione decisamente più corretta del fenomeno.

In specifico riferimento alle vicende di Colonia, le molestie sessuali sono un fatto, grave, che ahimè ha radici ben più profonde dei fatti avvenuti la notte di Capodanno in Germania.

I dati del Gender Equality Index Report 2015 mostrano come a usare violenza è ancora oggi chi ci sta più vicino, il proprio partner, dove a mostrare le percentuali più alte sono i paesi del nord Europa: Danimarca, Olanda, Finlandia e Regno Unito. Ed ancora, i dati pubblicati dall’European Agency for Fundamental Right evidenziano che sono sempre i Paesi del nord Europa ad avere il maggior tasso di molestie sessuali con la Germania che ha tra il 60 ed il 79% delle persone che dichiarano di aver subito “sexual harassment” e la Svezia nominata capitale dello stupro.

Elementi dai quali definire una correlazione, come invece avviene, tra reati a sfondo sessuale e la recente ondata migratoria appare davvero arduo. Pare infatti che la “cultura della violenza carnale” non sia un fenomeno importato in Germania ma che vi sia ben radicato come, ad esempio, durante l’Oktoberfest evento durante il quale si stima che il numero di violenze che accadono arrivi a 200, ed anche noi italiani, ahimè, non abbiamo comportamenti virtuosi all’estero. Dati, disponibili in Rete, che qualunque buon giornale/giornalista dovrebbe tenere assolutamente in considerazione prima di affrontare questi temi di grande impatto emotivo e sociale.

Assolutamente condivisibile la riflessione al riguardo di Massimo Mantellini quando scrive che “I giornali italiani [tutti o quasi] hanno giocato col fuoco di temi fondamentali per le democrazie occidentali come quelli dell’immigrazione, della solidarietà, della religione, della dignità delle donne, esattamente come Il Giornale e Libero giocavano con l’appartamento di Fini a Montecarlo o con le veline del caso Boffo”.

Troppo spesso si viene richiamati, pour cause, all’insostituibile ruolo dei giornali per le democrazie. È ora che una volta per tutte la stampa del nostro Paese si assuma tale responsabilità e cessi queste cattive pratiche, da subito!

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