Baxter dice una cosa molto condivisibile: è molto probabile che l'esplorazione avanzata dello spazio, in particolare quella esterna al sistema solare, non saremo direttamente noi esseri umani a porla in essere. Probabilmente affideremo il compito a robot-sonda governati da intelligenza artificiale avanzata.
In effetti se ci si pensa questo è già accaduto con Marte. Questo pianeta non è propriamente ad un "tiro di schioppo astronomico" come la nostra luna (384.000 Km) ma dista mediamente 78 milioni di Km. Per questo motivo organizzare una missione umana di colonizzazione sarebbe abbastanza pericoloso per gli astronauti data la vulnerabilità del corpo umano e dato che gli stessi dovrebbero permanere nello spazio per mesi oltre che tentare un atterraggio tutt'altro che semplice sulla superficie di un pianeta dotato di un'atmosfera molto rarefatta. E' per questo che la NASA ha impiegato diversi piccoli robot per esplorare Marte (i vari Spirit, Opportunity, Curiosity...) alimentati a batterie e con pannelli solari.
Questi goffi robot sono però poco più che "sistemi esperti" in termini di intelligenza artificiale e di fatto sono governati da remoto dalla Terra, invero con estrema difficoltà, visto che le onde radio per percorrere il tratto di strada e tornare indietro impiegano ben quarantasei minuti. Si pensi altresì al fatto che per raggiungere un eventuale pianeta in orbita su Alpha Centauri (il sistema stellare più vicino, posto a 4.3 anni luce dal Sole) occorrerebbero ben 46.000 anni su un'astronave che viaggiasse a 100.000 Km/ora. Oltretutto se dovessimo andare ad esplorare sistemi stellari più remoti il cosidetto "contatto radio" sarebbe a questo punto improponibile e la sonda dovrebbe essere quindi guidata da una intelligenza artificiale di diversa tipologia, ovvero una IA di tipo "forte" in grado di prendere decisioni in completa autonomia, senza poter contare su alcun contatto con esseri umani, quindi in modo del tutto indipendente da coloro (noi) che l'hanno costruita.
Per questo Stephen Baxter pone un interessante quesito:
"Cosa dovrebbe fare una futura sonda ad Intelligenza Artificiale nel caso di un primo contatto con una civiltà aliena intelligente e ben sviluppata tecnologicamente?"
Se nella nostra sonda vi fosse una mappa stellare con la locazione della Terra e dei video e foto dai quali si potesse desumere il nostro sviluppo tecnologico queste informazioni in caso di "first contact" con una civiltà ostile potrebbero portare nel giro di qualche decennio a un tentativo di invasione e forse anche di sterminio. Una delle ipotesi tirata fuori da alcuni scienziati relativamente al fallimento di progetti scientifici come il SETI (Search for ExtraTerrestrial Intelligence) è che le civiltà tecnologicamente avanzate non comunicano segnali nello spazio in quanto questo sarebbe "infestato" da razze particolarmente ostili e aggressive.
In caso di first contact penso sia dunque molto meglio che la sonda punti le sue antenne verso la Terra trasmettendo foto e video di quello che ha scoperto, rimandando indietro nel contempo anche i segnali di comunicazione a corto raggio della civiltà intercettata in modo che noi si potesse tentarne una traduzione. Fatto ciò essa dovrebbe autodistruggersi subito dopo in modo da non lasciare tracce della nostra presenza in loco. Questo soprattutto per darci il tempo di ricevere tali segnali e interpretarli per vedere con chi abbiamo a che fare. Quindi valutare se si tratta di una civiltà che è possibile contattare pacificamente o se occorrerà combattere con loro. In questo secondo (nefasto) caso avremmo tutto il tempo per valutare le opportune contromisure.
Immagine: un'astronave d'assalto romulana nella saga di Star Trek
Vedi anche: Colonizzare lo Spazio con l'aiuto delle Intelligenze Artificiali (1)