CRELANDO: Se nasci unicorno non diventi artista, ma puoi diventare una tossica.
Nome:Crelando
Dove: Lidl
Costo: dai 9,99 ai 12,99 – non me lo ricordo-
C’è un momento preciso dopo che ho finito di cenare – le rare volte che mi dedico a questa attività sopravvalutata che è il nutrirsi – in cui mi trovo davanti ad un bivio: lavo subito i piatti o fumo una sigaretta e finisco la mezza litrata di vino rosso del discount dentro a questo calice ultra-fighetto che mi ha regalato mia madre coi punti del supermercato?
Un tempo ero una persona saggia e serena e lavavo subito i piatti, ma col tempo mi sono accorta che dopo averlo fatto le mie mani erano così secche e pulite che facevo fatica a rollare la sigaretta. Decisi ordunque di fumare e finire il vino prima di lavare i piatti, ma mi resi subito conto che quello era un limite da non oltrepassare. Sigaretta, vino e chiacchiere su whatsapp e ancora un po’ di vino e un’altra sigaretta e si faceva notte. E i piatti stavano lì – pre-lavati dalla lingua ruvida di quel vecchio rincoglionito di Asma che mangiava sempre perché si dimentica di averlo fatto – per giorni e giorni.
Questo fatto – questa scelta determinante del fumare la sigaretta prima o dopo aver lavato i piatti – porta ad una serie di successivi accadimenti che contribuiscono al mio disagio emo-domestico. Tipo che qualche mese fa, dopo aver suonato non mi ricordo dove ed essere tornata a casa alle sette del mattino, quando mi sono svegliata e mi sono resa conto che anche per bere un bicchiere d’acqua, dovevo lavare una settimana di piatti… e morivo di fame e avrei concesso la mia virtù e la mia anima se il diavolo in persona fosse venuto a lavarmi i piatti e farmi da mangiare… Beh, ho capito che forse era il caso di lavare i piatti prima di fumare. Ma l’increscioso problema delle dita secche che non rollano bene? Risolto egregiamente. La risposta era lì, sopra – sì, sopra – i miei occhi. E niente… ho scoperto che se si hanno le dita aride e non si riesce a rollare, basta sfreghicchiarsi la faccia lì dove c’è il sebo in eccesso, tipo fronte e naso, ungersi le dita e vai… si rollano sigarette di una precisione chirurgica che fanno piangere talmente sono dritte e belle.
E fin qui tutto bene. Più o meno. Mangio, lavo i piatti e fumo sigarette che non sembrano carote mollicce. Meraviglioso! E invece no… perché se mi fermo a riflettere tutto questo è terribile. Sono una donna che dopo aver cenato si palpeggia la faccia per rollarsi una sigaretta.
Sono una donna che va in giro con una sorta di unicorno di capelli perché me li sono bruciati per accendere una sigaretta sul fornello del gas, in assenza di un accendino.
E al posto della maniglia del mobiletto del bagno ho una molletta fuxia per stendere.
Cosa ne deduco? Che sono una persona molto molto creativa, no? No, non sono un disastro. Sono una persona creativa. Così creativa che cerca sempre soluzioni alternative (unto della faccia, fornello gas, molletta fuxia) a delle mancanze. Ed è così che Colombo ha scoperto l’Ammerica ed è così che si sono scoperte quasi tutte le scoperte. Cioè, sì… c’è la ricerca scientifica e tutto quanto, ma scommetto che buona parte delle scoperte scoperte sono frutto del caso e dell’ingegno del singolo.
Tutta galvanizzata da questa illuminazione, decido di assecondare ed incentivare questa mia naturale propensione all’estro e alla creatività e compro dei colori ad olio alla Lidl. La confezione parla chiaro: 12 colori per veri artisti. E sono o non sono un’artista io?[PICCOLA DIVAGAZIONE]E poi ho letto questo libro bellissimo di Patti Smith che si chiama JUST KIDS in cui racconta la sua storia con Robert Mapplethorpe. Ed è bello davvero perché ci sono loro giovanissimi e magri e affamati che hanno solo un sogno che è quello di vivere d’arte ed essere arte ed è struggente e meraviglioso in questo mondo cinico e brutto in cui tutto è misurabile e tutto è calcolabile e i sognatori – gli artisti – vengono considerati ingenui egocentrici esibizionisti. Ma c’è stato un tempo… un tempo… oh, il Chelsea Hotel. Oh, i morti di eroina. Oh, la Factory. Oh, il CGCB. O il giorno che vincerò Milf Italia e mi chiederanno in che momento storico avrei voluto vivere, dirò gli anni 70 a Nuova York con un laccio emostatico al braccio e Patti Smith che mi fa le tisane e mi cura le infezioni alle gengive.
Il grosso problema è che ho scoperto a mie spese che coi colori ad olio non si improvvisa, cazzo. Bisogna saperli usare. E non ci sono escamotage che tengano. Fatto sta che stavo facendo il ritratto della figlia di una mia amica, con una poesiola scritta accanto e ho fatto un gran casino. Di quei casini che non possono neanche essere considerate espressioni d’arte un po’ naïf. No… quella bellissima bambina che cercavo di ritrarre era diventata qualcosa di davvero inquietante. E devo dire che con i colori acrilici me la sono sempre cavata maluccio, ma riuscivo a farlo diventare un simpatico elemento caratteristico e stilistico. Ma coi colori ad olio per veri artisti, no… la verità è che quella dicitura “12 colori per VERI artisti” non mente. Non ho saputo usarli. Non ho superato la prova Lidl. Non sono un’artista. Me ne devo fare una ragione. Il fatto che mi unga le dita con la faccia per rollare una sigaretta? La molletta fuxia al posto della maniglia? Il fatto che abbia un unicorno di capelli perché me li sono bruciati per accendermi una sigaretta sul gas? No… non c’è nulla di creativo. Non c’è nulla di potenzialmente geniale. Non c’è il Chelsea Hotel, non c’è Nuova York, non c’è l’ingenua omosessualità di Robert Mapplethorpe, la poetica tenacia di Patti Smith. Non c’è arte. E non c’è più manco il ritratto della meravigliosa Lucia.
Un po’ di eroina del discount, no?