Avevamo già avuto modo di conoscere il fermento che anima la scena di Ginevra grazie alle parole dei Rorcal, che in sede di intervista avevano confermato la nostra idea che lì ci fosse un panorama in continua espansione. A ribadire il concetto arrivano anche i Colossus Fall, nati dall’unione tra musicisti coinvolti nel giro metal e ora confluiti in questa realtà a cavallo tra differenti declinazioni del linguaggio “post”, quello di matrice metal e hardcore. Il primo aspetto che balza agli occhi è senz’ombra di dubbio la botta dei brani, bastonate in cui pulsioni hardcore e grind si sovrappongono per offrire all’ascoltatore un assalto all’arma bianca, durante il quale non mancano mai la ricerca di groove o la voglia di spezzarne l’andamento con cambi di tempo e aperture meno prevedibili, ora rallentate ora vicine a certe pulsioni noisy tipiche della scena a cavallo tra i millenni. Fatti due conti, si potrebbe ben parlare di metalcore, il che darebbe anche la cifra precisa degli equilibri in gioco, ma si dovrebbe anche fare un bel balzo di lato rispetto a ciò che oggi si intende con questo termine: qui non c’è quasi per nulla il death, tanto meno quello scandinavo che tanti danni ha fatto in questo ambito, così come risulta difficile rintracciare una linea diretta con i Pantera. Piuttosto appare evidente una voglia di contaminare i generi che passa attraverso nomi quali Converge, Keelhaul, Burnt By The Sun, Coalesce e quanto di più interessante la scena ha saputo esprimere prima di stereotiparsi (almeno nelle sue propaggini più insipide). Se, ad un primo approccio, è appunto la componente “in your face” a farsi largo, con il passare degli ascolti emergono la varietà degli elementi e la ricerca di una scrittura dinamica e mai troppo simile a se stessa, che fanno di Sempervirens un buon biglietto di presentazione e un solido punto di partenza. Vedremo come evolveranno le cose dalle parti dei Colossus Fall.
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