A ricevere il premio infatti, fondamentalmente, è la formula adottata un anno fa, quella che ha mandato in pensione la trama unica intrecciata dai personaggi, ed ha assunto - in questo caso - a tempo determinato l'alternanza di vari episodi scissi tra loro e pronti a darsi la staffetta pur non avendo nulla in comune se non la missione unica di provare a far divertire lo spettatore a suon di risate. Se in trent'anni di attività però lo stimolo della battuta veniva quantomeno ricercato con sforzo, a volte leale a volte meno, l'impressione che si ha oggi guardando "Colpi di Fortuna" è quella di un prodotto stanco e scarico ma che tuttavia deve continuare ad esistere solo perché in grado, storicamente, di essersi guadagnato il merito di far parte della tradizione cinematografica natalizia italiana. Perché con un minimo di onestà, un produttore comprensivo e un cast dai nomi meno popolari, non ci sarebbero proprio i minimi estremi per andare a girare una sceneggiatura riciclata e scontata come quella affidata su commissione al fido mestierante Neri Parenti.
Che si fosse arrivati al capolinea era un presentimento che circolava ormai da anni, insomma, ma a quanto pare fare altre fermate era ordine obbligatorio da percorso. Il problema è che adesso il treno fatica sia ad accendersi che ad andare avanti, e spingere tonnellate di ferro, a forza sulle rotaie, non si sa quanto possa essere scelta logica e conveniente.
Ma l'ultima parola spetta comunque a De Laurentiis.
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