Prendo spunto da un articolo uscito su Repubblica ( eccolo qui), per sottoporre anche a voi questa riflessione che, non so, mi ha preso in contropiede.
Peperoni, fagiolini, fragole: tutti i prodotti dell'orto si seminano e raccolgono nella propria casa. È un sogno che presto potrebbe diventare realtà. Grazie al lavoro del Mit di Boston e di una startup bolognese.
Siamo sicuri che sia un sogno e non un incubo? Voglio dire, ci rinchiudono sempre di più in spazi asfittici, non solo reali, ma virtuali (penso a tutti i social network, ai telefonini e perché no, anche a questo mio blog, che però, per fortuna, ha un corrispettivo nella realtà, e se quest'ultimo non ci fosse stato, non ci sarebbe nemmeno il blog).
Sicuramente mi fa piacere per la startup bolognese, e anche per il fatto che si possa coltivare frutta e verdura in casa. Come dicono gli intervistati: "Lo scopo è, invece, dare accesso a cibo sano, sostenibile e locale a tutta la popolazione del pianeta."
Ah bellissimo. Ma già l'intento mi sembra irraggiungibile. A tutta la popolazione del pianeta. Ehi ragazzi, siamo in tanti! Poi mi vengono in mente delle frasi credo degli anni 60-70, quando la chimica nelle coltivazioni doveva risolvere il problema della fame nel mondo - cosa tra l'altro ripetuta anche con gli OGM!
Spero tanto di sbagliarmi, ma quando mi si dice "[...] dare accesso a cibo sano, sostenibile e locale a tutta la popolazione del pianeta." io invece leggo: "ti costringeremo ad avere il tuo orto in casa, perché non ci sarà più posto per costruire case con giardino!"
Ed ecco mi vedo precipitare dentro un romanzo di William Gibson! Spero davvero di sbagliarmi. Ditemi che sbaglio!
Allora va bene dare la possibilità anche a chi non ha un giardino di avere il suo orticello dentro le mura domestiche... ma un terrazzo o un balcone perché no? Non è meglio lasciare che sia il sole a far crescere le nostre piantine piuttosto che "[...] lampade a Led, che sfruttano la luce bianca e le frequenze rosse e blu, cioè quelle assorbite dalle piante durante la fotosintesi"? Gli amici della startup + MIT di Boston ci sono riusciti: "[...] per crescere una pianta di basilico per fare un pesto, abbiamo impiegato un mese e speso sedici centesimi di euro." Tutto il mio rispetto per queste startup, ma ve la regalavo io (gratis) la pianta di basilico che ho fatto crescere in un vaso e "allevata a terra" e in pieno sole. Io temo sempre che questi esperimenti mi portino ad un futuro dove il giardino, un piccolo pezzo di terra sotto casa, chiamatelo come volete, non lo avrà nessuno, se non forse i grandi ricchi del pianeta - e ripenso ancora a Gibson.
Mah... voi cosa ne pensate?