Com'è profondo il mare

Da Hombre @LaLineadHombre
La storia triste, ma non del tutto (forse), di chi mi ha insegnato a leggere.
Mia cugina Fiorella è morta nel 1991, a 31 anni. Leucemia fulminante, due mesi da quando l’ha scoperto. Aveva una bimba di 5 anni che adesso è una splendida ragazza, intelligente, istintiva e brillante. E poi indipendente, come Fiorella era e come mi ha spinto a essere.
Fiorella mi ha insegnato come coltivare il libero pensiero senza inculcarmi nulla, mi ha guardato andare a messa per trent’anni senza mai un commento diretto negativo. Con l’esempio mi ha mostrato come prendere una decisione, come riconoscere un impulso vero, mio, da un condizionamento esterno, come esporre una riflessione. Fiorella mi ha aiutato a diventare me stesso.
Mi ha guardato e si è lasciata guardare negli occhi. Mi ha fatto ascoltare i suoi dischi e mi ha prestato i suoi libri. I libri. È così che ho imparato davvero a leggere. Non so, forse sarebbe successo comunque, o forse no, ma se adesso considero i libri elementi necessari alla mia stessa esistenza lo devo a un tardo pomeriggio d’estate in cui Fiorella passava Com'è profondo il mare al suo stereo, mentre dagli scaffali sceglieva i libri che mi avrebbe prestato. Anche l'inequivocabile messaggio che si trattasse di un prestito e non di un omaggio ha contribuito non poco alla formazione della mia opinione sui libri, sul loro valore e sulle dinamiche che ne regolano acquisti, prestiti e restituzioni.
Avevo 15 anni e potevo annoverare tra le mie letture solo fumetti (miei), fotoromanzi (mia sorella) e qualche libro (imposto dalla scuola); a casa mia non si leggeva.
Non ricordo tutti i volumi con i quali mia cugina stipò una borsa per me. Un paio di Luca Goldoni, La casa in collina di Pavese, Il grillo parlante di Gervaso, Bar Sport di Benni, questi sicuramente c’erano, ma l’elenco titoli non è significativo.
Decisiva fu l’aria carbonara di quel pomeriggio seduti sul suo letto, una gamba a terra e l’altra sotto il culo, la finestra spalancata sui campi e sul cicaleccio, lame di sole a straliciarsi nella stanza e Lucio Dalla in sottofondo. In un pomeriggio che non è finito mai.
È inutile
Non c'è più lavoro
Non c'è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male
Di farci annegare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

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