…ed entrare in un territorio più vasto e più ampio rispetto alla sicurezza degli schemi che rafforzano e stabiliscono i nostri confini, quei confini che giustamente mat dice si espandono nel contatto con l’altro da sé.
e sperimento come questo contatto sia auspicato, voluto, cercato quando avviene da una posizione in cui non mi sento minacciato, non vengono messe in discussione le mie certezze cerebrali, in cui cerco di conoscere qualcosa in più, ma solamente perché questo può darmi qualche nozione.
e se ti chiedo di contattare il corpo dell’altro? e di metterti con e a favore dell’altro?
ecco che lo schema vacilla fortemente di fronte al corpo, al contatto con il corpo perché questo ha sempre i piedi per terra ed è sempre nell’atto e nel processo
che trasforma il brivido in ebrezza adrenalinica viscerale
solo che noi, bloccati nella paura del metterci con gli altri e a loro servizio, ci promettiamo loro e vicendevolmente (com-promettiamo), finendo inesorabilmente per comprometterci.
(bella questa storia del minuscolo ad inizio riga, sa da: non ho assili da stabilire, solo pensieri colti a mezzo da condividere, grazie mat)
francesco