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Combattere le mafie per uscire dalla crisi

Creato il 30 gennaio 2013 da Tabulerase

ecomafiaC’era una volta, un mondo in cui gli uomini vivevano adeguando la propria vita e quella della loro comunità alle prevedibilità e imprevedibilità della natura. Poi a un certo momento è accaduto qualcosa, l’uomo ha creduto che avrebbe, povero illuso, potuto dominarla, la natura, e gestire liberamente le sue attività in qualsiasi condizione e senza preclusione alcuna: una volontà di potenza. Sia chiaro, non voglio qui fare una dissertazione nostalgica del pensiero, “si stava meglio quando si stava peggio” e neanche impantanarmi in un’apologia ambientalista o men che meno in un’arringa anti modernista.

Dopo aver escluso alcune argomentazioni, posso affermare che la scienza e la tecnica hanno notevolmente migliorato la qualità e, accresciuto, la speranza di vita di ogni essere umano? … lapalissiano. E posso anche dire, che la ricerca scientifica e tutte le azioni messe in pratica per consentire alla nostra specie un benessere superiore rispetto al passato, hanno senza alcun dubbio alterato degli equilibri, (banale, lo so), tanto che da un certo punto in poi l’uomo ha dovuto preoccuparsi, per lo più, di trovare le modalità per porre rimedio ai danni alla fauna, flora e in generale all’ambiente; conseguenza dell’uso evidentemente eccessivo o quanto meno non prevedibile della tecnica. Come dire, abbiamo esagerato un po’.

L’Allarme estinzione per molte specie animali e vegetali risuona purtroppo sempre più forte. Dagli studi biologici emerge che, attualmente, sul nostro pianeta esistano tra i 5 e i 15 milioni di specie di piante, animali, microrganismi.

 L’IUCN (International Union for the Conservation of Nature) ha stimato nel suo rapporto annuale, che oggi, sono a rischio circa 1.130 specie, cioè il 23% dei mammiferi e 1.194 specie, il 12% degli uccelli.

A livello mondiale, la causa principale dell’estinzione è il cambiamento dell’ecosistema, verificatosi a causa dei mutamenti del clima e del surriscaldamento della crosta terrestre. L’inquinamento e gli insediamenti umani hanno poi avuto un impatto sempre più distruttivo devastando l’assetto geomorfologico di molte zone, e mutandone le caratteristiche biologiche, oltre alla mala gestione degli impianti idrici e della continua modifica dell’assetto geologico degli argini, dell’edilizia selvaggia e dell’inquinamento delle falde idriche che causano le distruzioni degli habitat naturali.

In mare poi non è che le cose stiano molto meglio a causa dell’inquinamento prodotto dall’aumento del traffico navale e dallo scarico dei rifiuti industriali che stanno provocando grandi alterazioni dell’ecosistema.

È chiaro, il danno che, i fatti su descritti dimostrano, non è dovuto solo a incapacità e semplice negligenza, il che sarebbe già grave ma, a un cosciente comportamento illecito per accumulare una quantità enorme di denaro a proprio vantaggio, a discapito della salute del pianeta e dei suoi abitanti.

Cui prodest? direbbero quelli che…

Ci arrivo.

Il termine ecomafia coniato da Legambiente ed entrato nel vocabolario Zingarelli, indica quei settori della criminalità organizzata che hanno scelto il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l’abusivismo edilizio e le attività di escavazione come nuovo grande business, e dal 1997 Legambiente racconta le aggressioni criminali alle risorse ambientali del nostro Paese.

Nel rapporto del 2012 Legambiente riporta che sono 33.817 i reati ambientali accertati nel 2011, 93 al giorno, 4 ogni ora e che il fatturato delle ecomafie è stato di 16,6 miliardi di euro nel 2011, più del 1% del PIL nazionale.

Sarebbe bello ascoltare in campagna elettorale, almeno,  possibili idee e soluzioni per combattere questi comportamenti illeciti che danneggiano la salute e l’economia del Paese, e invece dobbiamo assistere al teatrino delle accuse pretestuose, alle battute ad effetto, ai comunicati per strizzare l’occhio a quell’elettorato o alle promesse populiste e prive di fondamento attuativo.

Per uscire dalla crisi basterebbe una sola ricetta, combattere veramente le mafie e per farlo ci vorrebbe una decisa volontà politica e una rivoluzione liberale, sì pure; civile, sì pure; ma essenzialmente culturale.


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