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Combustibili dai rifiuti e rifiuti zero.

Creato il 22 giugno 2013 da Mir Gorizia @Ettore_Ribaudo

P2P_rifiuti_diventano_combustibileAttualmente i trasporti costituiscono la principale fonte di emissione di inquinanti come ossidi di azoto, composti organici volatili tra cui benzene, monossido di carbonio, polveri; sono, inoltre, responsabili su base nazionale di una quota considerevole (intorno al 25%) di anidride carbonica, il principale gas a effetto serra.
In particolare i trasporti incidono, nelle aree urbane, per oltre il 60% delle emissioni di ossidi di azoto e di composti organici volatili, e per oltre il 90% delle emissioni di monossido di carbonio.
I trasporti sono inoltre responsabili del 75% delle emissioni complessive di benzene, su scala nazionale; di queste oltre il 65% sono originate nelle aree urbane.
Nella sola Europa la totale domanda di mobilità crescerà del 2% all’anno per i passeggeri e del 3% all’anno per le merci. Il trasporto automobilistico, in passeggeri- chilometro, è circa 10 volte più elevato di quello effettuato con ciascun altro mezzo di locomozione.
Considerando l’alto costo della benzina che serve per alimentare il parco automobilistico nazionale questa tipologia di carburante atta al mezzo di locomozione è giunta ormai al termine della vita per cui urge una soluzione immediata per trovare nuovi accorgimenti per un carburante alternativo.
Le emissioni in atmosfera provenienti dai fumi di scarico delle automobili sono la causa principale dell’inquinamento ambientale ed atmosferico nelle città. E’ ormai una necessità, per migliorare la qualità dell’aria, utilizzare combustibili a più basso potere inquinante ma, tali combustibili devono contribuire sensibilmente all’abbattimento delle emissioni di CO2.
Il settore dei trasporti autostradali, specie quello da traffico presente nelle grandi aree metropolitane, ha assunto una considerevole rilevanza ambientale su scala europea.
La presenza di sostanze inquinanti in aria indotte dal traffico provoca, infatti, una serie di effetti negativi sia direttamente sulla salute dell’uomo e degli animali, sia indirettamente attraverso l’inquinamento graduale delle diverse matrici ambientali che si va ad aggiungere agli inquinamenti provenienti dagli altri settori. L’inquinamento sulle matrici ambientali provoca a catena effetti, oltre che sull’uomo, anche sul cambiamento del clima globale, sul degrado delle opere d’arte e dei manufatti.
Ognuno di questi effetti dà luogo, tra l’alto, ad un costo ambientale che teoricamente è pari al costo necessario per ripristinare la situazione antecedente l’inquinamento. Sfortunatamente non sempre è possibile eliminare tecnicamente le conseguenze prodotte da un inquinamento anche a fronte di costi sociali molto elevati. Ciò può provocare un continuo degrado ambientale e delle risorse naturali disponibili le cui conseguenze sono difficilmente valutabili.
La strada più razionale resta, pertanto, quella della prevenzione che, anche se non elimina i fenomeni di inquinamento che comunque rimangono associati a qualsiasi attività umana, può ridurre tali fenomeni almeno a livelli che possano rientrare nella capacità di autorigenerazione naturale.
Negli ultimi anni, le azioni intraprese per evitare o limitare le emissioni degli autoveicoli, soprattutto nelle aree urbane e suburbane, sono state numerose e molto diversificate da parte di tutti i soggetti coinvolti.
In particolare gli amministratori pubblici hanno predisposto norme ambientali sempre più rigorose; i costruttori degli autoveicoli hanno messo a punto strategie per la realizzazione di motori ad alto rendimento e basse emissioni; i petrolieri hanno prodotto combustibili con ridotte sostanze inquinanti, soprattutto zolfo, aromatici, piombo.
Anche il mondo della ricerca si è messo in azione portando avanti linee di attività che tendono a sviluppare nuove tecnologie per il trasporto veicolare, come ad esempio l’uso di motori elettrici in sostituzione dei motori a combustione interna e l’uso di combustibili “puliti” come l’idrogeno.
In particolare si potrebbero analizzare le attuali modalità di utilizzo del biogas prodotto nelle discariche di rifiuti urbani, i quali opportunamente trattati possono produrre un combustibile da utilizzare sia per la generazione di energia elettrica che per l’autotrazione sostituendo completamente la benzina e rigenerando naturalmente le discariche di rifiuti.
E’ da sottolineare che l’utilizzo del biogas prodotto in una discarica raggiunge due rilevanti obiettivi ambientali e uno di carattere economico: il primo obiettivo è quello di ridurre le emissioni in atmosfera provenienti dalla discarica che causano fastidiosi effetti, di natura soprattutto olfattiva, nelle zone limitrofe alla stessa discarica. Tra l’altro, gli investimenti finanziari necessari per l’installazione di impianti e strutture per il recupero del metano spingono i gestori ad incrementare l’efficienza dei sistemi di captazione del biogas riducendo così le emissioni residue, pur sempre esistenti in ogni discarica.
Il secondo obiettivo ambientale è legato al recupero dell’energia contenuta nel biogas evitando di impiegare combustibili convenzionali, contribuendo ad incrementare le cosiddette “emissioni evitate”.
Il terzo obiettivo è la totale indipendenza da un carburante derivato dal petrolio, soggetto agli andamenti speculativi del mercato i cui influssi negativi ricandono sulle casse pubbliche.
Allora perché non formare una Joint-venture a capitale pubblico con la quale costruire una centrale energetica Regionale per la produzione di biogas da utilizzare nei trasporti pubblici su gomma per essere indipendenti dalla benzina?


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