Mi rivolgo in particolare agli insegnanti delle scuole medie di I e di II grado, ai genitori di adolescenti e a tutti coloro cui interesseranno queste brevi note.
Come accostare i ragazzi alla realtà, per far sì che inizino a guardarla e a porle domande, ovvero che interroghino con curiosità il mondo che li circonda e in cui sono immersi, sviluppando il proprio senso critico, il proprio punto di vista, quindi la capacità di elaborare ed essere consapevoli, “finanche” creativi rispetto a quanto “scoprono”…? Mi chiedo ripetutamente come la didattica basata sull’uso del linguaggio audiovisivo e fotografico, attraverso l’esame delle loro espressioni, possa aiutare in tal senso.
Come far amare la storia ai ragazzi, come insegnare e aiutarli a interrogare, vedere, ricostruire, risvegliare non solo il loro immaginario, ma la loro “compassione”, la loro pietas … che porta a un riconoscimento, non ad una evasione, ad una elusione, alla divagazione, non a un accumulo intellettualistico o narcisistico del sapere, non a giochi di fantasia … magari non solo. Come portarli ad accorgersi dell’altro e prima ancora di sé stessi nel presente, quindi dei tanti altri nel passato. Come far accostare i ragazzi a ciò che è stato… in modo che non risulti loro qualcosa di astratto, estraneo, lontano, che non li riguardi, pur dovendolo studiare. Come portarli a conoscere un passato che, anche a distanza di dieci, venti, cento anni (o più), sia oggetto per loro di indagine, di curiosità per afferrare anche solo alcune verità, alcune realtà, le cui testimonianze, tracce, memorie vengano da loro avvertite come vive, perché riguardanti persone, dunque universali. Come sviluppare in loro il gusto di interrogare, leggere e vedere, di guardare le testimonianze “diritto negli occhi”, senza volgere lo sguardo, senza farlo scivolare …
Raccontare la storia, le storie… le parole non bastano, va esercitato lo sguardo, quello del proprio sé risvegliato, prima negli insegnanti, quindi nei ragazzi. Mostrare, mostrare, mostrare attraverso confronti continui per indurli a chiedere e a scoprire. Insegnare e imparare a decodificare, a cercare e trovare nelle immagini “le linee che reggono il mondo”, come un maestro mi ha insegnato :).
Come raccontare la storia, quella degli eventi e dei fenomeni più difficili, tragici, terribili, dell’umanità.
Attraverso i testimoni, per esempio, il cui racconto è davvero efficace. I ragazzi seguono non solo quello che i testimoni dicono (parole), ma come lo dicono, osservano le espressioni, i volti, riconoscono le persone, dietro le parole. Riconoscono una verità nel punto di vista della persona che racconta. La vedono.
Attraverso il teatro. I ragazzi vedono, anche in questo caso, le persone/interpreti, a volte se stessi, e si immedesimano, prima nel linguaggio del corpo, nelle emozioni che esprime, poi in quello verbale.
Le parole scritte o lette non sono sufficienti a raccontare la storia, le storie. Sufficienti a imparare nozioni sì… ma a chiedersi, a cercare, a voler capire, a riconoscere, a svelare, a trovare il proprio punto di vista nella storia e nelle storie?
Attraverso le immagini. Ma come proporre le immagini dinamiche e fisse, le tante immagini prodotte, ovvero, continuando a citare un maestro, quelle che raccontano una verità (non la verità), che spesso vanno oltre la stessa intenzione degli autori, oltre i propri contesti di produzione, finanche i contesti storici: le immagini che disvelano le linee del mondo … non sono molte, neanche in un’epoca come la nostra. Basterebbe mostrarle, “illuminarle” (parafrasando il titolo di un bel film:Everything Is Illuminated, regia di Liev Schreiber, USA, 2005).
Basta con le parole. Al prossimo post qualche esempio. Grazie per l’attenzione e magari di voler postare un proprio punto di vista o la propria esperienza in merito.
Volete sapere chi sia il maestro che cito? E l’immagine in apertura? Scrivetemi ;).