Come As You Are

ENGLISH VERSION BELOW

di Elena Ludovisi. Parlare dei ritmi frenetici della società in cui viviamo è diventato quasi commerciale. Perché esprimere un disagio condiviso richiede sensibilità e, come diceva Chaplin, alcuni di noi nella cavità del cuore ci hanno messo una macchina. Altri invece ne parlano con occhio analitico e distaccato solo perché qualche recente ricerca vuole dimostrare come la tecnologia e l’uso che ne facciamo stia soffocando ogni approccio diretto e disinteressato alle relazioni interpersonali. Dunque, “capire di meno e sentire di più” al giorno d’oggi è un dono, e chi è in grado di farlo paga un caro prezzo per sopravvivere in questa giungla anaffettiva. Per chi sceglie di essere ancora uomo nella vera accezione del termine, l’Eye Contact experiment rappresenta una piccola isola felice. E vi garantisco che non tutti sono in grado di sedersi in mezzo a una piazza e fissare negli occhi un perfetto sconosciuto.

Il segreto è: come as you are. E onestamente non riesco a immaginare un motivo per cui anche in questa occasione dovremmo nasconderci dietro a una maschera; le persone che abbiamo incontrato qui non le rivedremo mai più. Il fine dell’esperimento non è fare nuove amicizie, ma risvegliare una coscienza primitiva assopita, sotterrata dalle false congetture della formalità che ci siamo inventati per vivere in questa realtà. Il segreto è fermarsi un istante e condividerlo con lo specchio dell’anima a cui decidiamo di avvicinarci. L’idea ha attraversato barriere emotive e confini culturali. Ma soprattutto terre lontane e oceani sconfinati; The Liberators International è l’associazione Australiana senza scopo di lucro che per prima ha proposto questo modo alternativo di relazionarsi nella società. Tra il 15 e il 17 Ottobre l’evento si è esteso in molte città del mondo, raggiungendo un numero importante di partecipanti e attraendo la curiosità di molti passeggeri che hanno passato 5 minuti della loro giornata ad osservare. Gruppi di persone si sono radunate nel cuore delle città in cui si trovavano per mettersi in gioco o, perché no, per giocare e basta. Posso dirlo: io c’ero. E il turbinio di coscienza remota che si è ridestato è talmente forte che dopo una settimana ancora faccio fatica a tramutare quelle sensazioni in parole. Il segreto è riporre le armi, gettare gli scudi e guardarsi negli occhi per scrutare l’infinità che ci accomuna tutti. Dietro al nostro ruolo e alla nostra posizione sociale, dietro alle nostre ambizioni secche e inutili che inseguiamo affannosamente per tentare di raggiungere una posizione che sia superiore a quella del nostro vicino, dietro a una competizione apatica e fine a se stessa che rema contro all’idea di Vita libera e felice, c’è sempre un’anima travestita da essere umano che ha pianto, che ha urlato, che si è disperata, che ha gioito, che si è nascosta, che è stata abbandonata, che è stata ignorata… che inevitabilmente ha sentito tanto, spesso troppo. Ed è questa la chiave che apre la porta della Vita autentica; non c’è esperienza che possa definirsi tale se non è costellata dal dolore e conclusa con l’accettazione del proprio e di quello altrui.

Guardarsi negli occhi è un atto eroico e nobile. Credere che oltre alle scadenze temporali, al senso del dovere e allo stress di dover essere sempre sul pezzo ci sia un filo sottile che ci accomuna tutti è un atto incosciente e splendidamente umano.  Riscoprirsi molto più simili di quanto abbiamo creduto finora è una rivelazione a tratti insopportabile. Leggere la profondità del vasto mare che è contenuto in uno sguardo apre quel varco tra le persone che è insormontabile solo all’apparenza. Tutto questo senza parlarsi. Tutto questo potrebbe sopraffarci magicamente con il solo contatto visivo che inneschiamo con un perfetto sconosciuto.

Lettore, io ti invito a credere che tutto questo è possibile. Ti invito a immaginare qualcosa di diverso. A scoprire con incontenibile entusiasmo che all’interno di questo involucro chiamato corpo risiede qualcosa di splendidamente unico. E quel qualcosa sei Tu, con le tue nobili cicatrici. Non c’è nessun obbligo a credere che accanto a noi ci sia sempre un rivale – fintantoché non siamo obbligati a reputarlo tale. La Pace è una possibilità concreta e io ti invito a sperimentarla. È lo stato interiore più sovversivo di tutti; vince sempre. È solo che ce lo siamo dimenticato. Ma la tua anima quando canta, ride, esulta, fischia, legge, scrive, gioisce, gode – in una parola si coltiva – sa che tutto questo è solo un teatrino architettato dalla menzogna che la vita è rivalità e crudeltà. «Dio, o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare», Dalla dixit. E sono convinta che ogni giorno la tua anima spera che tu te ne accorga. E soprattutto che ti risvegli.

Praga, 17 Ottobre 2015. Foto di Lancelot Purdue inviata da Elena Ludovisi

Per maggiori informazioni visita il sito http://www.theliberators.com.au/

by Elena Ludovisi. Talking about society’s frenetic rhythm we live in has already turned into a commercial topic. Researches consider it with an analytic and detached approach just because they want to demonstrate how technology and the use we make of it is killing any possibility to establish human interactions in a disinterested and pure way. But expressing a common discomfort requires a certain level of sensitiveness and, as Chaplin once said, some of us have replaced their heart with a machine. Hence, “understanding less to feel more” is nowadays a gift, and who is still able to do it pays a high price in order to survive in this apathetic jungle we call society. For those who choose to still being a human in the most realistic meaning of the word, the Eye Contact Experiment represents a little oasis of happiness. And I guarantee that the majority of people is actually incapable to sit in the middle of a square and stare at a stranger’s eyes.

The secret is: come as you are. And to be honest with you, I can’t figure out any reason we should wear masks even in a circumstance like this; we won’t ever see again the people we meet there. The purpose of the experiment is not to make new friendships. It is to awaken a primitive consciousness which is currently asleep or buried under the fake conjectures that we call “formalities” and that we use to make relations. The secret is to pause for a moment and share it with the mirror of the soul we choose to get closer to. This idea has crossed emotional barriers, cultural borders, distant lands and vast oceans. The Liberators International is a non-profit Australian movement which has proposed an alternative way to establish relations in the society. Between the 15th and the 17th of October the event took place in several cities around the world, gaining a considerable number of participants and attracting the attention of many passersby who spent five minutes of their lives observing what was going on. Groups of people gathered in the heart of the cities they were at that precise moment and spontaneously got into the game. I can proudly claim that I was part of it. And the remote-consciousness whirlwind I have witnessed was so strong and powerful that after one week I am still struggling to put all those feelings into words. The secret is to lay your arms down, throw your shields away and look at the other’s eyes to find that infinity we all share. Behind the social role we gained and our arid and useless ambitions we use to try achieve an always-higher position, behind an apathetic competition which interferes with the idea of free-minded and serene style of life, there is always a soul dressed up with the semblance of a human being who got desperate, who’s been hiding, who was abandoned or ignored, who cried, screamed, rejoiced and – in one word – felt a lot. Maybe in some cases even too much. This is the key that makes possible the experience of Real Life: the acceptance of pain. Either it’s yours or someone else’s.

Looking at each other’s eyes is a noble heroic act. To consciously believe that there is a thin wire that unites us all is a strikingly beautiful and crazy human act… despite the deadlines we are forced to respect, the sense of duty we were obliged to develop and the stress we live to constantly be on top of things. To find out that we are much more similar than we ever thought is an almost unbearable revelation. Contemplating the deepness of the sea which is held in someone’s gaze makes an intimate relation among strangers possible. All this comes with no need to use words. All this could magically overwhelm us.

Reader, I invite you to believe that all this is possible. I invite you to imagine something different. To discover with great enthusiasm that within the body you were given there is something splendidly unique. That something is You, with all your noble bruises. There is no obligation to see our neighbor as a potential enemy (as long as we are not forced to). Peace is a concrete alternative and I invite you to experiment it. It’s the most subversive inner state. It always wins. It’s just that we forgot it.

When your soul sings, laughs, exults, whistles, reads, writes, rejoices, relishes – in one word nurtures itself – it knows that this is just a ridiculous pantomime made up by the falsity that life is based on rivalry and cruelty. «God or somebody on his behalf is trying to divide us, to hurt us, to drown us», Dalla dixit (for the non Italian readers it’s a reference to a song from the Italian songwriter Lucio Dalla). And I’m sure that every day your soul hopes that you become aware of it. But on top of everything it hopes that you wake and rise up again.

Photos by Lancelot Purdue sent by Elena Ludovisi, Prague 17 October 2015.

Fore more infos visit the website http://www.theliberators.com.au/