Mi sono limitato a sorridere intenerito, in silenzio.
Un po’ per non allarmarla e spaventarla più di quanto già fosse. Soprattutto per non mancare di rispetto alla sua recita coraggiosa. Però la scenetta è stata così esilarante e commovente che ho rischiato di riderle in faccia e di apostrofarla dando voce ai pensieri.Dopo settimane di tempo capriccioso, sono tornato al parco, innevato dal polline dei pioppi. Effettuo il mio giro d’ispezione, raccogliendo rametti e ramoni nel prato e sull’argine, per tirarli nel Lambro. Le anatre infrattate tra l’erba e i sassi, puntualmente prendono il volo. Almeno una volta a settimana, la somministrazione di stremissi, con tonfo di grave ligneo a traiettoria e impatto casuali sullo specchio d’acqua, è la terapia ideale per tenerle arzille e vigili. Io sono per le “mie” adorate anatre di periferia, lo spartiacque tra l’imbecillimento da volatile urbano e il mantenimento di uno scaltro istinto di sopravvivenza selvatico.
Le spavento e le sottopongo a moto terrifico con volo spiccato, ma per il loro bene. Poi, dopo una trentina di metri, si tornano a posare, e io proseguo il mio giro d’ispezione.Per completezza devo precisare che a farle decollare non è soltanto il lancio alla cieca del ramo, ma anche l’avvistarmi nel mio farmi prossimo.Arrivo sul ponticello sopra il fiume. Mi appoggio al parapetto in mattoni rossi per rilassarmi e ritrovarmi nel lento scorrere dell’acqua torbida. E che ti vedo? Un’anatra che, a pochi metri di distanza, molla gli ormeggi dall’argine destro e, dandomi il fianco, si para di traverso.Scena già vista negli anni.Non segue l’istinto di sopravvivenza volando via. Obbedisce di buon grado a un altro istinto, altrettanto antico. Guardo bene, e dietro di lei sette meraviglie sette, sfilano via come barchette facendo su e giù sui flutti. Una magnifica nidiata di anatroccoli che si allontanano di massima lena esprimibile (ovvero lentissimi!) in perfetta, dignitosa compostezza.E la mamma sempre parata di traverso arretra tenendomi a bada, ostentando impassibile coraggio.Ma scema! Che non lo so che sei terrorizzata come un pollo su uno spiedo arrosto?Chi te li tocca quei candori color castagna, quelle gocce di morbidezza?!Dai, dai, vai tranquilla e portateli via.Per adesso sono roba tua, appartengono al tuo istinto di maternità.Ogni cosa a suo tempo. L’estate prossima glielo innesto io a legnate l’istinto di sopravvivenza.Come probabilmente ho già fatto con te negli anni passati.La scuderia Kisciotte sforna anatre da combattimento.Sono troppo pedagogico!
K.