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Come cambia la terza pagina

Creato il 02 ottobre 2010 da Rooferguyxxunow

La terza pagina è una peculiarità tutta italiana dei quotidiani. Si tratta di uno spazio dedicato alla cultura introdotto per la prima volta nel 1901 da Alberto Bergamini, allora direttore de il Giornale d’Italia, in occasione della prima nazionale dell’opera di D’Annunzio “Francesca da Rimini” interpretata da Eleonora Duse. In anni recenti la terza pagina è stata abolita e ogni giornale ha scelto autonomamente come collocare notizie culturali, di spettacolo e di costume.

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In un periodo in cui la cultura viene poco considerata e mal tutelata, fa piacere che un quotidiano online riscopra il gusto di parlarne, pubblicando una sua Terza Pagina foriera di spunti di riflessione e notizie sempre interessanti, vicina anche nell’impaginazione a quelle “storiche” di inizio Novecento. Sto parlando de ilCapoluogo.it, una testata innovativa con un’occhio sempre attento alle tradizioni, che decide di intraprendere questa nuova sfida anche per dare il proprio contributo a una città – L’Aquila – che con il terremoto non ha soltanto perso beni materiali e patrimonio storico-artistico, ma va perdendo un po’ d’anima ogni giorno a causa della disgregazione socioculturale conseguente alla perdita dei luoghi di riferimento, anche culturale.

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Così Maria Cattini e Fulgo Graziosi, Direttore Responsabile e Vice Direttore de ilCapoluogo.it, nell’editoriale dedicato al lancio dell’iniziativa: “Abbiamo voluto con fermezza dare vita a questa pagina, affinché essa possa costituire una valida e moderna palestra sulla quale potranno confrontarsi correttamente e culturalmente le diverse correnti di pensiero della filosofia, della storia, della letteratura, della poesia, della fisica, della medicina, del turismo, di ogni espressione dell’essenza culturale della nostra vita.

Noi abbiamo voluto fornire a tutti gli uomini di buona volontà e di buona levatura culturale lo strumento del confronto e della divulgazione. Gli uomini di cultura, siamo certi, forniranno tutta la materia da mettere a disposizione di una collettività locale, provinciale e, perché no, anche nazionale ai fini della ricostruzione del tessuto sociale e culturale. Se ne avverte la necessità e l’urgenza.

Le porte dell’informazione sono aperte a tutti, al mondo della scienza, della tecnica, dell’Università, della scuola e della società tutta.

Bussate e vi sarà aperto.”


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