Come capre

Creato il 21 settembre 2013 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

Papa Francesco mette da parte ancestrali fissazioni moralistiche, apre alle donne che hanno abortito e - immancabilmente - ai gay. Infatti, andando oltre una concezione antiquata e centralistica della Chiesa e della dottrina - intervistato su "Civiltà Cattolica" - ha detto che " la Chiesa non è un cumulo di divieti, non è un centro di potere". Particolarmente toccante, poi l'apertura alle donne che hanno abortito: " Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all'aborto. Probabilmente la ferita nel vostro animo non s'è ancor rimarginata [...] Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza". Non meno belle le attenzioni ai gay, culminate in una decisa condanna all'omofobia, nell'invito a guardare le persone omosessuali " con rispetto" evitando nel modo più assoluto " ogni marchio di ingiusta discriminazione ".

Ha ragione quindi il Corriere della Sera a parlare - come ha fatto ieri in prima pagina, con tanto di titolone - di " parole rivoluzionarie" da parte di Papa Bergoglio? No, per nulla. Infatti, a spiegare che la " la Chiesa non è un cumulo di divieti" è stato Benedetto XVI (settembre 2007), a rivolgersi alle donne che hanno abortito - addirittura in una Enciclica, testo che ha un valore un tantino superiore, con tutto il rispetto, di un'intervista a "Civiltà Cattolica" - fu il Beato Giovanni Paolo II ( Evangelium Vitae, marzo 1995), mentre la citata condanna all'omofobia proviene nientemeno che dal Catechismo della Chiesa Cattolica (Cfr. CCC, n. 2358); della serie: più ufficiale di così, proprio non si può. Il dubbio che allora sorge è uno ed uno soltanto: volendo mettere da parte l'ipotesi della malafede, quanto ignoranti sono i giornalisti che (ormai da mesi) seguitano ad attribuire a Papa Francesco " parole rivoluzionarie "?


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