Marco Grange, fa giustamente notare, con una lettera alla Stampa, il tono di scherno del consigliere regionale, Dario Comé, nei confronti del cittadino, Sandro Bortot. Un tono inaccettabile e ormai sorpassato, dice. Anche il non rispondere nel merito è altrettanto inaccettabile e fuori tempo massimo e lo prova l’attuale disaffezione nei confronti dei politici. Il presidente della IIIª Commissione permanente, invece di fornire risposte esaustive sull’argomento e cioè gli effetti nocivi delle diverse emissioni di sostanze tossiche, si incaponisce sul metodo di indagine del suddetto cittadino nei suoi confronti in relazione alla sua assenza a un importante convegno sul tema dei rifiuti. Controllare il lavoro degli amministratori è un dovere, soprattutto quando le loro scelte riguardano la nostra salute. Invece Comé si indispettisce. Quello che lo urta è che questa volta all’ubbidienza si risponde con la partecipazione attiva. I cittadini si informano, si presentano alle conferenze pro-inceneritori e contro (gli amministratori solo a quelle pro, altrimenti mandano un funzionario), mettono in dubbio la scelta calata dall’alto. Comé, come tutti o quasi tutti i politici, considera l’elezione un dono divino insindacabile: mi hai dato la rappresentatività? Allora adesso faccio quello che voglio. Un’interpretazione alquanto sbrigativa e superficiale della democrazia. Undicimila valdostani hanno chiesto un confronto scientifico fra le due opzioni: trattamento a caldo o a freddo dei rifiuti, confronto accettato e votato dal Consiglio regionale, ma mai avviato. Per il semplice motivo che qui non si discute, si decide e basta.