Avete mai pensato a quanto siamo bravi a complicare anche le situazioni più banali? Non ci credete? Allora continuate a leggere questo post…
Pare proprio che la predisposizione a complicare le cose faccia proprio parte della nostra natura. Vediamo qualche esempio.
Se una persona è triste sarà verosimilmente circondato da persone che lo sproneranno a distrarsi e a pensare ad altro ma che finiranno con l’ottenere l’effetto contrario: infatti, il soggetto si sentirà ancora più amareggiato, a maggior ragione nel notare le differenze tra il proprio stato d’animo e quello degli altri, nonché l’incapacità a tirarsi fuori dalla tristezza.
Se un’adolescente decide di intraprendere una dieta sbagliata, i genitori non perderanno occasione per dirle di mangiare, innescando un braccio di ferro controproducente perché la ragazza, pur di contrastare gli adulti, s’incaponirà ancora di più nell’esasperare le restrizioni alimentari.
Una persona che ha avuto un attacco d’ansia mentre si trovava in un supermercato, eviterà di frequentare posti simili e chiederà aiuto ad amici e parenti affinché lo accompagnino a fare la spesa o la facciano al suo posto. L’aiuto gli verrà sicuramente offerto ma in questo modo si convincerà una volta di più di non essere in grado di affrontare luoghi affollati.
Insomma, è possibile dire che la strada per l’inferno è lastricata di buona intenzioni: queste infatti, possono portare (ovviamente senza volerlo) ad effetti devastanti.
Indipendentemente da questi casi, possiamo dire che in ognuno di noi è annidata questa tendenza a peggiorare i problemi. Ma i problemi diventano tali proprio nel momento in cui mettiamo in atto dei tentativi per risolverli. Basti pensare a quante difficoltà riusciamo a superare quotidianamente senza accorgercene. Scendere le scale, ad esempio, è un compito che eseguiamo automaticamente ma ci rendiamo conto di quanto può essere complicato se dobbiamo usare le stampelle. Parlare ci viene naturale ma abbiamo dimenticato quanto è stato complesso il processo di apprendimento del linguaggio quando eravamo piccoli. E allo stesso modo dimentichiamo spesso quanto siamo stati tenaci nell’imparare a camminare nonostante le innumerevoli cadute (molte delle quali dolorose!). Provate a scendere le scale controllando consapevolmente ogni vostro movimento: potreste rischiare di inciamparvi.
Insomma, un problema è tale quando esiste la consapevolezza che è un problema. A quel punto, il creatore di problemi può mettere in atto le stesse soluzioni disfunzionali per problemi diversi o incaponirsi nell’usare la stessa soluzione anche quando ha capito che non funziona. Possibile che gli esseri umani, così intelligenti, commettano simili errori?
Gli eventi della vita quotidiana ci dicono che è proprio così. I nostri tentativi di fare in modo che un comportamento volontario si verifichi grazie alla nostra volontà trasformano quel comportamento in un problema.
Prossimamente vedremo più nel dettaglio come riconoscere e abbandonare le strategie disfunzionali che mettiamo in atto quotidianamente.
Fonte – G. Nardone, M. Rampin – La mente contro la natura – Terapia breve strategica dei problemi sessuali – 2005 – Milano – Ponte alle Grazie