Eccoci alla quarta riflessione che consegue quanto detto ieri sulla scienza e sullo spirito: così come non c’è scienza degna di rispetto che non si confronti con lo spirito che l’ ispira, non c’è materia che si rispetti che non debba confrontarsi con il pensiero che muove la materia.
Per essere espliciti, ogni nostro gesto, ogni nostra azione, ogni nostro comportamento per essere degno di considerazione deve stare strettamente connesso ad una motivazione interna, anche i gesti in apparenza/sostanza spontanei, in apparenza/sostanza non riflessi, in apparenza/sostanza impulsivi.
Il comportamento umano è nella sua profondità talmente complesso ed intricato che la sua comprensione richiede tempi non brevi, conoscenze non facilmente acquisibili e capacità non immediate; è buona prassi comunicare le proprie scoperte, i propri dubbi, persino i propri scoramenti o smarrimenti, qualora questi stessi servino a portare un pò di luce dove persiste il buio o la penombra.
La prima elementare forma di conoscenza produttiva è quella che da noi stessi rendiamo possibile; la rendiamo possibile trasmettendola agli altri, ossia consegnadola al nostro prossimo, come dire che si conosce prima di tutto quello che siamo capaci di trasmettere, quello che siamo capaci di comunicare; con la comunicazione rendiamo il conosciuto indagabile, lo rendiamo patrimonio di tutti, e l’interazione di ogni singola comunicazione va a costituire il sapere reale.
Ancora, solo l’unione della nobiltà/forza del pensiero con il corpo pensante rende dignitoso il disagio/limite della materia. E’ altrettanto vero che senza materia non ci sarebbe possibilità di vita, ossia il pensiero non sarebbe reso visibile e operante, come dire che con il corpo noi rendiamo manifesto quello che rimane in definitiva occultato, come protetto dagli sguardi indiscreti ed inopportuni, indagatori di verità che devono ancora maturare, farsi strada, evolversi.
Non esiste un pensiero dissociato dal corpo che lo pensa che sia degno d’essere espresso; non esiste un corpo dissociato dal pensiero che pensa che sia degno d’essere vissuto. Ognuno di noi è quello che in definitiva pensa, e se non pensiamo nulla, non siamo nulla, solo corpi senza dignità, esseri posti allo sbaraglio del tempo che si muovono senza ragione, che si agitano senza costrutto.
Il peggiore dei pensieri è auspicabile all’assenza di pensiero; ne consegue che occorre spendere tempo ed energia nella formazione dei pensieri. Le società che investono tali risorse nella formazione sono società che ne trarranno a lungo termine beneficio incommesurabile.