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Come curare l’omosessualità con l’ippoterapia

Da Psicologiagay
 

Mentre accogliamo attonite la notizia sull’ennesima vittima dell’omofobia, dobbiamo prendere atto di una nuova formula per curare una malattia che non esiste.

Da un lato c’è Davide, quindici anni, che i compagni, evidentemente non immuni ai pregiudizi e agli stereotipi sulle persone omosessuali chiamavano “il ragazzo dai vestiti rosa”, e che stanco di essere vittima di discriminazione ha deciso di suicidarsi.

Dall’altra i presunti (ma certamente non aggiornati) professionisti dell’Equine assisted psychotherapy che, contro ogni fondamento scientifico (come abbiamo qui più volte ribadito) sostengono di poter curare l’omosessualità, attraverso l’ippoterapia.

Curare l'omosessualità con l'ippoterapia | Psicologiagay

Photocredit: http://www.naturalhorseway.com/

Secondo quanto ha riportato un portavoce dell’EAGALA, l’associazione professionale che utilizza i cavalli per curare e trattare le malattie mentali e i bisogni di sviluppo delle persone, ad un giornalista de “Il fatto quotidiano“sarà pur vero che l’omosessualità non è una malattia, essendo guidata dal libero arbitrio e dalla libera scelta, ma si tratta comunque di qualcosa che “intacca” la persona, in seguito ad un evento improvviso che “può essere legato a violenza sessuale, abbandono, abuso, mancanza di un ruolo paterno e maschile, mancanza di autostima e incapacità di agire nella società”.

Molte le imprecisioni (libero arbitrio? libera scelta? Chi di voi ha scelto di essere omosessuale o eterosessuale e quando?) e inesattezze visto che sembra che una persona diventi omosessuale per un intervento esterno di tipo negativo e traumatico. Alla nascita ovviamente si è tutti eterosessuali ma poi…a causa di….si diventa…mah!

L’ennesima dichiarazione senza alcun fondamento, l’ennesimo atto di omofobia che si consuma con la pretesa di scientificità, mentre nel mondo tanti Davide soffrono per le violenze, gli abusi e le mancanze provocate da persone che non accettano le differenze, e si rifiutano di riconoscere agli altri la libertà di essere semplicemente quello che sono.

Non libertà di scelta in merito al proprio orientamento sessuale, che continueremo a ripetere all’infinito, non si può scegliere (la letteratura è chiara su questo punto), ma libertà di vivere con serenità e completezza ogni aspetto della propria vita, compreso il proprio orientamento sessuale che è parte integrante (e non un’appendice o un’opzione) della propria personalità.

Davide ha scelto infatti. Ha scelto di morire perchè non ce la faceva più a sopportare gli insulti, le prese in giro, gli scherzi e i soprusi dei suoi compagni di scuola che non gli hanno consentito la libertà di essere se stesso fino in fondo. E se queste notizie, come molti evidenziano, non fanno più rumore, non sconvolgono (e le segnalazioni di casi come questo sono tante) forse c’è un problema. E’ arrivato il momento di considerare la gravità e la potenziale carica negativa di pregiudizi e stereotipi, sottolineando che spesso la lingua ferisce più della lama come vediamo e soprattutto per i professionisti della salute e tutto il mondo scuola non è più possibile aspettare o far finta di niente, o girarsi dall’altra parte o alzare le spalle dicendo quasi “sono ragazzi…io che ci posso fare?”. O no?

A cura delle dott.sse Valeria Natali e Paola Biondi


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