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Come deve essere la poesia?

Creato il 13 marzo 2012 da Anonimadelgaud

Come deve essere la poesia?

Marisa G. Aino, L'idea, il desiderio, la menzogna,
L'arzanà, Torino 1982


Come deve essere la poesia?Ma forse non deve nulla, forse non è debitrice di nessuno, e tutti i suoicreditori sono inattendibili. Non c’è nulla di più facile che parlare di ciòche occorre, di ciò che è necessario in arte. E’ un tema, diceva OsipMandel’štam, che: 1) porta a discutere di cose arbitrarie che non impegnano anulla; 2) si presta a inesauribili speculazioni filosofiche; 3) esenta da unacosa spiacevolissima, di cui non tutti sono capaci, e precisamente dallagratitudine per ciò che esiste, dalla riconoscenza per ciò che in quel datomomento è la poesia.Oh, mostruosa ingratitudine:verso….( e giù una tiritera di 1000 e più nomi tutti astemi e lirici dellaparola innamorata…). Poeti di questo genere Dio, si fa per dire, ma è il Caso,piuttosto che la Necessità(bastaaver denari per il tipografo), ce ne ha dati in abbondanza. Un popolo nonsceglie i propri poeti, esattamente come nessuno sceglie i propri genitori. Unpopolo che non sa onorare i propri poeti non merita nulla, perché forsesemplicemente non sa che farsene. Ma quanta differenza tra la pura insipienzadel popolo, per non parlare dei Savoia, e la semiscienza di un bellimbustoignorante edito da Mondadori, per non parlare di Einaudi(ma si può sempre direche sia il signor Bunga-bunga) e anche da Marsilio, quantunque in un caso sidice esplicitamente il contributo e nell’altro se ne faccia un conto implicitoed esteso in profondità.La paura dell’interlocutoreconcreto, dell’ascoltatore dell’”epoca”, dell’amico della propriagenerazione(figuriamoci di quello delle generazioni successive…) haaccanitamente perseguitato i poeti di tutti i tempi. Più geniale era il poeta epiù acutamente soffriva di questa paura. Onde la famigerata ostilità traartista e società. Ciò che è  per il letterato o per il narratore, per nonparlare del cantante, quantunque sia cantautore, e del poeta dialettalesincronico al Dasein, non lo è assolutamente per il poeta. La differenza fraletteratura, ovvero produzione dell’industria culturale, e poesia è questa: il letterato, che a volte èanche uno che ha appena finito di fare il dottorato in non si sa che cosa e cheintanto fa l’attrice ma sta pensando di avviare un esercizio commercialequantunque non sia per il momento associato a non si sa che setta pseudoalfabetizzata e che per caso è antologizzato già come un novissimo poeta dal CustodeMassimo dell’Antologia, si rivolge sempre ad un ascoltatore concreto, a unrappresentante vivo dell’epoca(foss’anche un associato della ADI o della MOD).Anche quando profetizza, egli tiene lo sguardo fisso su un suo futurocontemporaneo. Lo spirito didattico è il nerbo della  frittura narrativa. Il poeta è legato  solo al lettore che gli fornisce laprovvidenza. Essere superiore all’epoca, anche quando prende i taxi balinesi eperde la biro, eccellere nella società non è un obbligo per lui.La poesia  è sempre diretta, nel suo insieme, ad undestinatario più o meno lontano e ignoto della cui esistenza il poeta non puòdubitare(quantunque il web non lo aiuti in questo; e possa incappare in bloggerarroganti e prescrittivi) senza dubitare di se stesso. La metafisica nonc’entra nulla. La patafisica forse sì. Soltanto la realtà può evocare e farvivere un’altra realtà. D’altronde il poeta non è un homunculus e non c’èragione di attribuirgli la proprietà della generazione spontanea. Grazie a Dio,è per questo che c’è sempre una ragione in più per darsi al proprio “Berg”(nel senso diGombrowicz) abbondantemente bagnato dal Cartizze.

Come deve essere la poesia?


© anonima del gaud Grazie a Dio, è per questo che c'è sempre una ragione in più per darsi al proprio "Berg"



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