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“Come dio comanda”

Creato il 15 giugno 2010 da Cinemaleo

2008: Come dio comanda di Gabriele Salvatores

“Come dio comanda”
 
“Come dio comanda”

Critiche controverse per il film che riunisce la coppia Salvatores-Ammaniti cinque anni dopo Io non ho paura.


Corriere della Sera: Ma al di là dell’indubitabile abilità tecnica… tutto sembra troppo “significativo” (e un po’ prevedibile) per emozionare davvero.
MyMovies: Gabriele Salvatores lavora abilmente sui confini del thriller, sull’impasto tra realismo e mito…
La Stampa: …è costruito e realizzato benissimo, con una forza grande, appassionante.
SentieriSelvaggi: …la materia narrativa sembra continuamente sfilacciarsi, disperdendo la tensione altrove.
Magazine-Libero: Si possono mettere in luce i difetti, lamentare il trattamento di alcuni personaggi, puntare il dito contro la coerenza dell’impianto… Bisogna però riconoscere a Gabriele Salvatores la capacità di reinventarsi ogni volta, spiazzare la critica e sfidare le attese del pubblico.
Il Giornale: …di Germano si è detto troppo che è bravo e lui ha finito col crederlo…
Film.tv: Le scelte attoriali sono meno felici del solito (Germano gigioneggia, Timi è una presenza suggestiva ma dal tono teatrale, il giovane Alvaro Caleca dà il meglio a partire dalla tragedia e Fabio De Luigi non è irresistibile nei panni di un improbabile assistente sociale).

Raramente il grande schermo ci aveva offerto un racconto e figure così sgradevoli. Un angoscioso e angosciante affresco di provincia e di esseri squallidi degradati emarginati, chiusi nel proprio egoismo e nella propria solitudine, dominati dall’odio dalla violenza dal disprezzo verso tutto e tutti, senza speranza e senza aspettative, esseri incattiviti per la paura e la rabbia… animali incapaci di concedersi il giusto amore, che delle proprie disgrazie incolpano sempre gli altri (Massimo Borriello). Un ambiente aspro cupo desolato che rispecchia in pieno l’animo dei personaggi. Un’opera (nonostante il finale) oltremodo pessimista sulle sorti dell’umanità che irrita inquieta turba… un film -scrive giustamente l’Unità- che è un… cazzotto nello stomaco.

Personaggi non sempre credibili e dai risvolti non sempre verosimili, lungaggini che si potevano evitare, recitazione non del tutto convincente (Elio Germano soprattutto non persuade nel difficile ruolo affidatogli), trama dal finale non chiaro in ciò che vuole dire (ottimismo nonostante tutto? una lettura edificatoria della vicenda? l’amore che, seppur fisico e feroce, vince tutto? il diavolo non è poi così cattivo come si dipinge?)… sono il rovescio della medaglia di un lavoro tecnicamente ineccepibile, molto curato nella forma.
E’ la sceneggiatura che lascia a desiderare. Problematico quello che Ammaniti e Salvatores abbiano voluto mostrarci: una storia di quotidiana disperazione? l’ottundimento carico di odio e paura dell’Italia di oggi? il disagio del profondo Nord? l’ambiguità dei sentimenti umani? l’affresco dell’ineluttabilità di una società che è fatta così? l’analisi di esseri malvagi e innocenti insieme, indotti al male da una serie di circostanze che si chiamano disoccupazione, ignoranza, povertà, isolamento… (Fabio Ferzetti)? l’esplicitazione dei versi di Fabrizio De André C’è amore un po’ per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada?

Pubblicato su Cineocchio

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