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Farsa, giallo, o film d’azione?
Un mix. Una medium bionda e imbrogliona e il suo amichetto, un sedicente attore smilzo che guida il taxi e ogni tanto, per dare una mano alla fidanzata nelle sue tresche, s’improvvisa detective; un antiquario-rapitore dagli occhi blu, il sorriso sadico e il pallino del collezionismo, e la sua complice, la bruna fatalona… è il nostro quartetto da commedia dell’arte, opportunamente rivisto e corretto in chiave moderna, che si muove in una San Francisco che sembra un po’ Los Angeles.
Ciack! Siamo sotto i riflettori dell’ultimo film Hitchcock; Family Plot ovvero, Complotto di famiglia, realizzato nel 1976 .
Un piccolo capolavoro di ironia, suspense e frizzante humour nero. Funziona tutto a meraviglia, dall’inizio alla fine: l’anziana riccona alla ricerca del nipote perduto, le lapidi fasulle, i diamanti, benzinai-scagnozzi che si rincorrono, si incrociano in destini tanto imprevedibili quanto improbabili, riuniti in questo film così ingiustamente misconosciuto e pefino ridicolizzato per via del misero budget con cui fu realizzato, col suo piccolo esercito di volenterosi attori del lato B di Hollywood, scelti dal maestro per la loro bravura ed espressività lontana dai fasti del passato e dal glamour compassato degli anni ’40 e ‘50.
Verso i favolosi anni ottanta
Certo, i tempi sono cambiati: il divismo Hollywoodiano cambia faccia, decostruito dalle pennellate camp degli anni ’70: si avvicinano a larghe falcate gli anni 80, e con essi tutto uno stuolo di serie per la tv (destinate a creare un nuovo immaginario) con personaggi disegnati a tutto tondo, cattivissimi e affascinanti, spesso con il pallino per l’intrigo, e sempre elegantissimi.
Saghe infinite, come Falcon Crest o Dallas con personaggi-cattivoni in stile JR e Sue Ellen, o il mitico Cuore e batticuore, con il fascinoso Robert Wagner, la bella moglie Stefanie Powers e il maggiordomo Max, tutti presi da un avventuroso ménage di investigazioni fatte in casa.
I protagonisti di questo film aprono un po’ la strada a questi personaggi dai caratteri forti, spigliatamente televisivi, odiosi e intriganti. Il che dimostra, una volta di più, l’inclinazione felicemente commerciale del Maestro, in grado di produrre piccoli e grandi capolavori sempre al passo coi tempi e innovativi riducendo al minimo gli inutili svolazzi stilistici. Solo tanto, vecchio buon cinema: suspense, e un po’ di sana ironia.
Molti sminuiscono questa fase della carriera del regista inglese: con intollerabile snobismo, mi sia consentito aggiungere. Questo film non è “tardivo” o “minore” né tantomeno “poco riuscito”: è un film divertente, ben ingegnato e visivamente delizioso: credo che i protagonisti si siano proprio divertiti un sacco a girarlo. Il Maestro non camminava quasi più, ma girò, paralizzato nella sua poltrona, con energia ed entusiasmo, fino all’ultimo ciack.
Il film ci intrattiene e per due ore ci trasporta in una realtà parallela a colpi e colpetti di scena, intrecci, piccoli misteri, nuovi e antichi misfatti. Immaginate un episodio del Tenete Colombo prima maniera diretto da Hitchcock! Vi sarete fatti un’idea! Da non perdere gli improbabili inseguimenti che culminano nel piccolo bar di montagna, ricostruito interamente in studio, teatro di sordidi incontri clandestini. Da ammirare, sicuramente, la scena del labirinto al funerale, ricca di interessanti simbologie: una piccola summa filmica sui cammini dapprima intravisti da lontano e che inevitabilmente, e lentamente, arrivano a incrociarsi.
Tutto da vedere…in inglese!
Se lo trovate, noleggiate il DVD e guardatelo in originale per non perdervi le voci dell’oltretomba di Blanche (Barbara Harris) e il timbro a dir poco suadente del crudele Arthur (un eccezionale William Devane, e che occhi!). Menzione speciale per la bella Karen Black, scelta per la sua impressionante somiglianza con Faye Dunaway ma poi apprezzatissima da Hitch per il suo fascino e la sua bravura, del resto già ampiamente dimostrata dall’attrice nel suo triplo ruolo nella mitica Trilogy of Horror nel 1975, altro piccolo grande capolavoro che ho recentemente ritrovato, e di cui avrò occasione di parlarvi presto.
Bellissima anche la colonna sonora affidata a John Williams, già reduce dal successo ottenuto con Lo Squalo, e degno successore di Hermann, il compositore “storico” dei primi film di Hitchcock.
Cameo di Zio Alfred, sotto forma di silhouette: inconfondibile.
Buona visione, e fatemi sapere se anche secondo voi questo bellissimo film meriterebbe un po’ più di affetto e considerazione!
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