Sottotitolo: Provateci voi a vivere nella finitezza umana avendo un ego grande quanto un cocomero.
[....preparatevi, ché vi prendo per mano e vi porto nel mio delirio :-) ]
C'è un'aiuola in uno spartitraffico all'incrocio tra il corso e la via. Vi sono stati gettati semi di fiori di campo, e questi sono cresciuti in un ordine casuale e spontaneo sostenuti da flebili steli color ocra, in colori che alternano il rosso, il rosa, il giallo e il bianco, in forme diverse ma tutte di grande bellezza e delicatezza. Di fronte un'altra aiuola, con un rododendro grande, fitto e forte dal quale s'apre una quantità immensa - ordinata e perfettamente equilibrata - di fiori violacei.
Io: "Sono in delirio di onnipotenza, avrei voglia di non so neanche cosa - ma di qualcosa di grosso, inaudito, un qualche delirio che mi torni a riempire la vita. E lo cerco, questo qualcosa di enorme che mi pacifichi, ma non lo trovo". Lei: "Senti, la tua vita mi sembra giù pienissima: di cose interessanti, amici che ti vogliono bene, famiglia piccola e magnifica, iniziative e entusiasmi; mi sembra davvero che tu non abbia bisogno di qualcosa che ti riempia la vita, è già bella piena. O se preferisci bella E piena". Io: "Mah, a me sembra proprio piccola, invece. Nel senso: non dubito che tutto ciò che faccio sia interessante e mi 'riempia' il tempo, anche dandogli senso, ma sono sempre piccole cose - non so neanche io dirti, però appunto è una sensazione di necessità di 'espansione', di qualcosa di pieno e più grande di me, se possibile... Probabilmente ho perso un altro paio di rotelle...".
E intanto cerco di fare mente locale: c'è qualche artista o scrittore che abbia scelto la morte per in realtà diventare parte di qualcosa di più grande di lui, per unirsi allo spazio (a *tutto* lo spazio possibile) e al tempo (a *tutto* il tempo possibile) nella maniera più assoluta? Cioè che si sia dato la morte non per depressione, appunto, ma per realizzare la massima felicità cui potesse aspirare - l'unione e l'appartenenza al tutto?
Lei: "Tutto è sempre piccolo, dipende dal significato che gli diamo noi. E' tutta una questione di parametri, tu quale scala di riferimento hai scelto? Sai, quella cambia tutto...". Io: "L'universo... Dici che ho esagerato?". Lei: "Non credo l'universo offra un'unica scala di riferimento riguardo alle rotelle perse".
Sto pensando alle aiuole, e a una conversazione con mio padre rispetto a dove vorremo essere sepolti un giorno. Gli dissi che volevo che le mie ceneri venissero buttate in mare, oppure in un qualche fiume di montagna, per rendere la cosa meno complessa non essendo vicini al mare (e lì lui commentò "tanto qualsiasi fiume in qualche modo arriva sempre al mare"). E quindi mentre scrivo sto pensando: ma non potrei essere già morta così le mie ceneri rientrano nella natura e partecipano finalmente serene e pacificate di tutta questa bellezza - vi si uniscono e poi fluttuano per sempre disperse nel pianeta e in ogni sua manifestazione? Un po' nei fiori, un po' nei campi, un po' nelle montagne, nei fiumi, nel mare - ogni molecola - di quello che fu la mia persona - ormai indipendente dall'altra e possibilitata a partecipare al tutto di questo mondo?
Io: "Ho un'aspirazione alla partecipazione col tutto - questo è ciò che intendo come mio attuale 'bisogno d'espansione' nell'universo oltre la finitezza del tempo, dello spazio, delle dimensioni del mio corpo, della durata della vita. Avrei bisogno di un'espansione extracorporea, extraspaziale ed extratemporale!". Lei: "Bè, tanto quello prima o poi succede, scusa. Invece per ora goditela, ché a far da concime a fiori ci finiamo tutti". Io: "Ach! Come uccidere la poesia con la ferrea logica... E io che stavo solo interrogandomi sui possibili modi per rompere i limiti in cui, come semplice essere umano, sono confinata sinché sono in vita!".
Suggerimenti per raggiungere tale condizione, senza per forza darmi la morte anzitempo*? :-P
*Stavo scrivendo "suggerimenti per quale potrebbe essere questa cosa inaudita e per come appartenervi", ma conoscendo la cialtroneria di molti lettori maschili di questo blog mi sono accorta in tempo che sarebbe stato offrirvela (la battuta e non solo quella, nelle vostre bieche interpretazioni!) su un piatto d'argento...