A Coney Island, tra le altre mille cose, a giugno ci organizzano la Mermaid Parade. Come dice il nome, si tratta di una surreale sfilata in cui uomini, donne, bambini, giovani e anziani si travestono a tema “acquatico”, sfoderando una trafila di abiti fai da te che danno l’idea di come potrebbe essere stato il Carnevale ad Atlantide. Ecco quindi improbabili uomini-medusa, biciclette-pesce, sirenette e sirenetti senza vergogna. La parata scorre lenta lungo Surf Avenue, per poi infilarsi sul lungomare. La folla immensa e il sole delle due a picco sui nostri sguarniti corpi, non ci hanno consentito di resistere fino alla fine, però siamo comunque riusciti a fare un po’ di foto, che rendono l’idea meglio di qualsiasi descrizione.


Sbagliato.
L’ultima cosa che mi ricordo è infatti la salita iniziale, quando il carrello si muoveva lento verso l’alto e io me la ridacchiavo con Maia indicandole le attrazioni del parco viste da lassù. Dopo qualche secondo i ricordi si fanno confusi. La prima discesa mi spezza la schiena, letteralmente. È un dolore talmente forte che perdo quasi i sensi. Il resto sono colpi, strattoni, sbandate. Cuore in gola, testate a Maia, labbra che sbattono contro la barra protettiva (protettiva?), corpo che si solleva almeno di una spanna a causa della pendenza, altri colpi sulla schiena. Accolgo l’ingresso nel rettilineo finale come una liberazione. Guardiamo le foto che ti fanno durante la discesa. Maia ridacchia a braccia alzate. Io sono chinato, la testa quasi tra le gambe, le braccia tesissime di fronte a me ad afferrare la barra, nell’estremo tentativo di trovare sollievo ai colpi alla schiena. Per tutto il resto del giorno avrò un labbro gonfio e una certa difficoltà nel girare la testa a sinistra.
Lo devo ammettere, non sono sopravvissuto al Cyclone.
(e giusto per dimostrare che questo affare è sul serio pericoloso e che non sono io ad essere una mammoletta, segnalo che nel 2007 un tizio la shiena se l’è spezzata sul serio, ed è morto pochi giorni dopo…)




