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Come fotografare un’Opera

Da Alfonsigianni

Era da molto che stavo pensando di scrivere un articolo su questo argomento e finalmente eccolo. Cominciamo con il dire che non è una cosetta facile facile come molti potrebbero pensare. Ultimamente sento molte persone, ma anche molti artisti che si affidano al “fai da te” pensando che con i nuovi cellulari si possano fare miracoli, o peggio ancora affidarsi all’amico di turno che siccome fotografa dei tramonti stupendi con la sua reflex scattando in automatico, possa anche fotografare un quadro;  e poco importa se il giallo non sia..proprio giallo e che un dipinto ad olio si trasformi improvvisamente in acquerello, ma la cosa che mi meraviglia di più è come molti artisti affrontino questo argomento, a mio giudizio, con estrema superficialità, senza pensare che saranno proprio le foto a rappresentarli per il Mondo. La fotografia, per un artista, è come una stretta di mano. E allora perché non investire 2 soldi e affidarsi ad un fotografo professionista?

Comunque per chi voglia cimentarsi in questa tecnica fotografica molto particolare, ma a mio avviso anche molto appagante, ecco come andrebbero fotografate le opere in generale, poi ovviamente alcune differenze tra tipologia di dipinti e opere scultoree ci sono, ma in generale funziona così:

Sul web si leggono molti articoli in proposito; si consiglia di fotografare le opere all’ombra e quindi in esterno. Sinceramente non è una pratica che consiglio, sia perché l’opera si può sporcare e sia perché la luce non è… proprio adatta. Il mio consiglio è quello di portare l’opera in studio e quindi in uno spazio protetto, ma se non fosse possibile trasportare l’opera? Allora dobbiamo cercare di riprodurre le condizione di sicurezza e di luce che abbiamo in studio; dobbiamo perciò riprodurre uno studio fotografico. Oggi ci sono molti kit fotografici che ci aiutano.

Abbiamo preso l’opera e l’abbiamo portata in studio, ora come procedere? Per prima cosa dobbiamo posizionare il quadro in modo corretto; non è una cosa così scontata: il quadro deve essere perfettamente in bolla per ovvi motivi, per questo possiamo usare una semplice livella. Fatto questo passiamo al posizionamento della fotocamera: scordatevi di usare la fotocamera a mano libera, non esiste!! Posizioniamo la fotocamera sul cavalletto, che deve essere ovviamente in bolla, e sopratutto l’ottica deve essere esattamente perpendicolare al centro del quadro per evitare ogni sorta di deformazione prospettica. Gli obiettivi, quali usare? Non esistono obiettivi appositi per questo tipo di fotografia, io generalmente mi affido ad un 50 mm a focale fissa (in commercio se ne trovano moltissimi di seconda mano a buon mercato e di ottima qualità) perché, secondo me è l’ottica che non ha distorsioni e vignettature, ma se non l’avete nel vostro corredo, niente paura, usate gli obiettivi che avete, ma senza esagerare con il tele, restaste comunque tra il 35 e il 70 mm. Passiamo ora alle impostazioni della fotocamera, e qui ci tengo a sottolineare un’aspetto molto importante: impostando correttamente la fotocamera non sarà necessaria la post produzione: è vietatissimo “ritoccare” un’opera: dobbiamo riprodurre in maniera fedele ogni tratto, ogni segno dell’artista deve essere il più fedele possibile. Oggi si fa molto uso di post produzione pensando che faccia miracoli, ma non è così. Torniamo a noi, oltre alle impostazioni, che adesso vedremo, una cosa da non sottovalutare, è la fotocamera o meglio, il processore e quindi la risoluzione: Questo è uno di quei pochi casi che i pixel fanno la differenza, d’altronde il dettaglio in questa tecnica è fondamentale. Considerate che i professionisti usano fotocamere da 40 o anche 80 Megapixel, ma i comuni mortali non dovrebbero scendere troppo al disotto dei 20 Megapixel. Questo dipende dalla destinazione d’uso: per un catalogo vanno bene anche 10 megapixel, per un ingrandimento, o manifesto, o comunque per stampe di grande formato, direi che 20 megapixel possano andare bene, se poi ne possiamo avere di più, tanto meglio. Veniamo alle impostazioni vere e proprie. Il primo passo, e anche quello più importante, è il bilanciamento del bianco; lo do per scontato che cosa sia altrimenti non starete leggendo questo articolo. Ovviamente il bilanciamento del bianco deve tener presente delle calorie delle lampade da studio che state usando. Fatto questo, passiamo al diaframma: non esagerate, è sufficiente tenersi tra f8 e f12, non andrei oltre. Ovviamente gli ISO devono essere i più bassi che la fotocamera ci consente di usare. Le luci, un’aspetto essenziale per ovvi motivi. Cercate di evitare infiltrazioni esterne di luce; il posizionamento è un’aspetto cruciale: non vi sto ad impallare il cervello con formule e d equazioni matematiche: posizionate le luci a 45° rispetto al quadro ed in linea con la fotocamera. a questo punto siete pronti per lo scatto, se ne siete dotati usati il remoto, altrimenti impostate l’autoscatto per evitare ogni tremolio. A questo punto siete pronti per lo scatto.

Ora veniamo al tasto dolente, la post produzione. Se avete eseguito tutto correttamente non avrete bisogno di fare molto, e ne ricaverete 2 vantaggi: il tempo che risparmiate da investire in altro e dal risultato che non sarà mai come l’opera originale, qualsiasi cosa voi facciate si vedrà perché il committente le metterà sicuramente a confronto per giudicare il risultato. La domanda nasce spontanea: Che si può fare e quale programma usare? Generalmente tutti si affiderebbero a Photoshop ma in realtà esistono programmi più specifici per la fotografia: io, per esempi, uso Adobe Ligthroom, lo ritengo il miglior programma per fotografia sul mercato. Ricordate: non esagerate, limitatevi a dare solo qualche aggiustatina di luce o di contrasto o di saturazione, ma niente più, rimanente fedeli all’opera dell’Artista. Un aspetto fondamentale per un’ottima riuscita è la calibrazione del monitor e la qualità del monitor stesso. Ma di questo ne parliamo nel prossimo articolo…


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