Sono partite 5 anni fa in 10, 15, e ora quando si riuniscono sono sempre in 30.
Su Facebook sono 102. Sono state contattate da librerie e hanno intervistato degli scrittori. Ora, il 31 marzo, partirà anche il book club dei bambini e ragazzi.
Ilaria Zucchini, tra le fondatrici del gruppo di lettura Bookies and Cookies
(libri e biscotti), ci racconta come funziona.
Prima scegliamo un libro. Qualcuno lo propone e spiega perché: perché mi è piaciuto tanto, perché non mi è piaciuto, perché se ne parla, perché vorrei leggerlo… poi se ci sono più proposte si vota.
Quanto tempo avete per leggerlo?
Ne leggiamo uno al mese. Il prossimo è Sottomissione. Prima ci facciamo un bicchiere di vino, un biscotto, una tisana e poi ci scanniamo. Alla fine torniamo a mangiare e bere. Il tempo per leggerlo può essere più di un mese perché ora ad esempio abbiamo già scelto i libri dei prossimi mesi.
Che sono?
Murakami, L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, poi La famiglia Moskat di Singer. Ogni tre libri leggiamo un classico. Il gruppo è composto solo da femmine per scelta. Ma anche nell’altro gruppo di cui faccio parte, Un libro in borsa, gli uomini sono pochissimi.
Come mai?
Perché è di pomeriggio e quindi lavorano.
In generale però gli uomini nei gruppi di lettura sono pochi, come te lo spieghi?
E’ il motivo per cui abbiamo fatto un gruppo tutto femminile. Gli uomini leggono soprattutto gialli, o saggi. Leggono libri di storia. Mentre a noi interessano i romanzi. E poi farlo tra donne è catartico. Noi non siamo critiche letterarie, siamo amiche che amano la lettura. Magari siamo lettrici forti. Ognuna può dire quello che vuole. E’ terapeutico.
Come funziona l’incontro?
In genere chi ha proposto il libro guida la discussione. Ci vediamo subito dopo cena. Poi alla fine si vota il libro.
Come mai siete così tante? Quando ho organizzato il gruppo di lettura di Cronache Letterarie eravamo in cinque proprio perché altrimenti non saremmo riuscite a parlare tutte.
Ci sono alcune ragazze che parlano molto raramente ma che vengono molto volentieri. Il gruppo è aperto e c’è stato e continua ad esserci un ricambio. A un certo punto se c’è troppa gente lo blocchiamo. Ad esempio adesso ci sono trenta persone e lo abbiamo bloccato. Gestire trenta donne è difficile perché possono subentrare le invidie, ma noi lo facciamo con uno spirito molto allegro. Ognuna porta i biscotti.
Tutto è cominciato dopo che avete visto Il club di Jane Austen
Sì, in seguito ci siamo anche collegate con il club di Jane Austen, esattamente con la Società Italiana di Jane Austen (JASIT) che è stata creata da tre, quattro traduttrici e interpreti che sanno tutto della scrittrice. Abbiamo letto Mansfield Park e quel pomeriggio abbiamo fatto il tè all’inglese con gli scones con la panna montata e il lemon curd, i tramezzini col cetriolo: tutte cose tratte da Mansfield Park perché in ogni romanzo di Jane Austen si parla di cibo. Poi ci siamo vestite da cameriere dell’Ottocento con la crestina bianca e il vestito nero sotto al grembiule che è stato fatto da un’amica guardando una foto dell’Ottocento della mia bisnonna. Eravamo in due mascherate e le altre non ne sapevano niente. E’ stata una sorpresa. Poi Silvia Ogier, che lavora in banca ed è un’esperta di Jane Austen, ci ha tenuto una lezione. Lei gestisce un gruppo di lettura di 80 persone, ma quando sono così tante diventa più una conferenza.
Dove si riunisce il gruppo?
A casa mia, ho un Bed and Breakfast in centro, dove c’è un grande salotto.
Però prima di partire col gruppo di lettura ti sei documentata e hai studiato come funzionano quelli americani…
Sì, ho studiato quelli all’estero. Negli Stati Uniti ci sono addirittura delle esperte che vanno in giro ad aprirli: in America è un mestiere.
Che cosa hai imparato dai book club americani?
Che bisogna invitare sempre più gente di quella che vorresti avere. Immaginiamo di volere avere sempre almeno dieci persone, bisogna invitarne di più perché c’è sempre qualcuno che manca. Una mia amica ne ha fatto uno con sei persone circa, ma dopo un po’ non c’era più mordente. Noi con La cena di Koch, oppure con Lo schiaffo siamo andate avanti fino alle due di notte. Perché sono temi difficili. Ci si chiede: “Tu cosa avresti fatto?” e la risposta non è evidente. Oppure penso al gruppo su Lasciami andare, madre di Helga Schneider. La madre era una SS e lavorava ad Aushwitz. Ha abbandonato lei, il padre e il fratello per andare a lavorare nei campi di concentramento. Nel libro lei racconta il suo incontro con la madre che odia… eppure è pur sempre la madre. Saranno 70 pagine ma di un’intensità unica e poi ci vuole una settimana per riprenderti. La scrittrice è austriaca ma scrive in italiano, quindi è una scrittura molto semplice ma efficace.
Poi cos’altro si può fare?
Bisogna darsi un nome perché “fa gruppo” ed è come darsi un’identità. Bisogna anche scegliere il taglio, noi ad esempio non leggiamo gialli, né testi politici o religiosi. Abbiamo escluso gli uomini proprio per questo, perché a noi interessano i romanzi. All’inizio leggevamo solo libri tradotti in inglese perché nel gruppo c’erano delle ragazze americane e così potevano leggerli anche loro. In questo modo si creano amicizie molto forti tra gente completamente diversa. E’ un gruppo aperto. Un’amica porta un’amica e così via. Ci sono persone molto diverse il che è fondamentale nella discussione. Ad esempio abbiamo letto L’amica geniale che è piaciuto a tutte, perciò la discussione non è stata interessante. Sono meglio i libri su cui non siamo d’accordo. Siamo riuscite a litigare pure su Anna Karenina. Ci scanniamo ma ci divertiamo tanto.
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