C'è una sorta di seduzione del Caos. La sento crescere attorno a me. La sua attrazione fatale, malefica e demoniaca, l'avvertiamo in un sottile slittamento del linguaggio...
Deve essere stata la stessa forza di seduzione, se non del Caos della relativa parola, che mi ha spinto ad acquistare questo libro e poi a divorarmelo in due o o tre notti. Più ovviamente la voglia di compensare la tanta narrativa letta ultimamente co un saggio di Federico Rampini, gran giornalista senz'altro in grado di allargare la mia visione del mondo.
E L'Età del Caos (Strade Blu Mondadori) questa visione l'allarga davvero: ma nello stesso tempo la complica, la frantuma, la consegna ai territori del dubbio e dell'incertezza. Perchè questo nostro tempo sta dissolvendo equilibri, gruppi di potere, regole, convinzioni. Tutto si è messo in moto, maledettamente in moto verrebbe da dire. E dove sono finiti i punti di riferimento che oltre a grandi malumori ci regalavano uno straccio di certezza?
Siamo ancora nella transizione, in uno di quei periodi instabili e pericolosi: dove l'ordine antico sta franando, e intanto di un ordine nuovo non c'è neppure traccia.
Così sostiene Rampini e malgrado tutto è già una ventata di ottimismo, il massimo che presumibilmente ci si può permettere, perché almeno di transizione si parla: quasi ci fosse una strada che a qualcosa porta.
Chissà se è poi vero. Ma in tutto questo almeno a qualcosa ci si può aggrappare.
Conoscere il Caos è la condizione essenziale per padroneggiarlo, o almeno per galleggiare, sopravvivere, adattarsi.
Ecco, almeno questo. Buona motivazione anche per leggere questo libro. Imparare qualcosa per stare a galla nell'Età del Caos.