Quasi tutti, al giorno d’oggi, utilizzano i social network in maniera più o meno costante. Ora, stando alle teorie del complotto, diverse organizzazioni – segrete e non – raccolgono informazioni sulla popolazione mondiale attraverso i social network: le abitudini, le amicizie, le preferenze, foto e quant’altro. A mio parere queste teorie sono fondate – Dio solo sa quante informazioni private vengono riversate sul web ogni giorno in piena libertà – ma non è di questo che voglio parlare. La mia riflessione è di natura psicologica.
La mia laurea non è in psicologia – sono un’educatrice -, ma all’università ho seguito diversi corsi di psicologia che, mi sono accorta, risultano incredibilmente utili nella vita quotidiana. Prendiamo come esempio facebook: è il social che permette di condividere praticamente tutto in maniera semplice e veloce, uno dei più utilizzati.
Si possono carpire informazioni personali più di quanto si immagina. Oltre alla data e al luogo di nascita, alle parentele, alle preferenze di vario genere, alle amicizie, agli spostamenti, è facilissimo dipingere un quadro – non completo ma una prima impressione non superficiale – della personalità di ciascuno. Come? Guardate la bacheca di una persona: attraverso ciò che condivide o che pubblica possiamo capire molte cose.
È una persona che scrive pensieri di proprio pugno o più spesso si limita a condividere immagini con frasi fatte da pagine fan? Nel primo caso probabilmente si tratta di una personalità cosciente di sé, pensante – e non prendetelo come un insulto, “pensante” nel senso che formula pensieri propri e li ritiene abbastanza interessanti o utili da condividerli – e forse coraggiosa in un certo senso oppure menefreghista. Non dimenticate infatti che i famigerati mipiace e i commenti degli altri utenti hanno un effetto fortemente inibitorio. Nel secondo caso invece, potremmo trovarci di fronte a una persona di indole docile, facilmente uniformabile alla massa – vedi condivisione di sole frasi fatte -, più influenzabile, meno indipendente, più schiva.
Che genere di immagine del profilo ha questa persona? Uno scatto semplice, uno scatto artistico, uno scatto provocante, un’immagine o un disegno, una scritta? Se ad esempio cambia spesso immagine del profilo, presentando se stessa ogni volta in una versione migliorata, possiamo desumere che si tratti di una persona semplicemente vanitosa oppure di una persona che ha bisogno di sentirsi apprezzata, alla continua ricerca dell’approvazione altrui anche su cose “futili” come la propria immagine, quindi insicura.
Questa persona permette agli altri di scrivere sul proprio diario o di condividere sul proprio diario o di essere taggata nei post? Se no, forse potrebbe trattarsi semplicemente di una persona che non ama essere trascinata in cose che non le interessano oppure di una persona possessiva, con un forte bisogno di controllo, che predilige la solitudine.
Condivide spesso foto di sé? Oppure ama postare paesaggi, proprie creazioni – decoupage, cucina, disegni, poesie? Risponde chiaramente a domande diritte, invadenti e/o inquisitorie? Risponde in maniera educata o si infervora non appena qualcuno la contraddice? Si può capire se mente oppure no, se ha la tendenza a mentire.
È un utente molto attivo? Trascorre tanto tempo sui social network? Partecipa alle discussioni? Quando scrive qualcosa – commento, post – questa persona utilizza molti smile, cuoricini e punti esclamativi oppure ha un modo di scrivere pacato, quasi indifferente? Sono piccoli ma interessanti indizi da non sottovalutare.
Come vedete, sono molteplici i dati da analizzare per comprendere la personalità di qualcuno; oltretutto se l’analisi in questione viene effettuata lungo un arco di tempo ampio – e qui facebook ci da una mano attraverso il diario suddiviso per anni ed eventi importanti – il risultato sarà ancor più rispondente a verità.
Credo che l’analisi dell’attività sui social network possa rientrare tra le indagini utili – non principali ma complementari – nei casi di valutazione della personalità come ad esempio idoneità nell’esercitare un determinato mestiere – es. psicologo, maestro, educatore -, in processi penali o esercizio di patria potestà.
In ogni caso, non condividere ogni istante della vita privata e tutti gli stati d’animo evita di fornire al mondo un quadro completo della propria personalità, mentalità, affettività. La riservatezza, di questi tempi, non è un difetto né una mancanza.