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Come il contrappeso d’un metronomo

Creato il 30 maggio 2014 da Giuseppe Bonaccorso @GiuseppeB

Dalla mia raccolta poetica Vertigini astratte (2012), riporto la poesia “Come il contrappeso d’un metronomo”:

Come il contrappeso d’un metronomo,
insinuandosi,
lampi di vita schizzano tra i miei giorni.

«Sequenze.
Infinitesimi d’esistenza moltiplicati come batteri.

Inquieti fotogrammi senza tempo.
Istantanee appese come vecchi stracci
al buio d’una vecchia partitura.

Respirare. Continuamente.
Sarà sempre uguale quella boccata d’aria ?
Sarà il medesimo risucchio d’un alito d’inverno ?

Dritto di fronte a me.
Sempre dritto.

Nel cinema d’un paesino,
(in prima serata), danno finalmente la mia vita.
Mille tempi,
mille fotogrammi.
Un’infinità
millimetricamente intervallata
dall’infinito.

Ed eccomi,
chissà,
nascosto (come un apostrofo) fra i titoli di coda».

Fra l’ultimo rintocco
e forse un’altra nota:
l’interminabile monologo
d’un fragoroso silenzio.

Foto di Nigel Appleton

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