Forse sono madre e figlia, le due donne che viaggiano con me oggi. Sedute entrambe in un vagone della metro A, una castana, l’altra bionda, a guardarle bene un po’ si somigliano. La figlia è intabarrata in un piumino da cui spuntano solo le unghie rosso fuoco, che tamburellano sulla copertina di Come il fiume che scorre di Coelho. La madre non ha freddo, ma in compenso ha una gran voglia di parlare. Quando la ragazza fa per aprire il libro la mamma non ci sta e attacca bottone. La ragazza risponde garbatamente. Poi la guarda, come a chiedere “ora posso?” e torna sul volume.
Ma non appena apre il libro, dalle pagine spunta un segnalibro a forma di aereo. La donna si illumina, e chiede ancora: segue una sfilza di dove, come, quando. La ragazza allora prende il piccolo aereo di carta tra le dita, ci giocherella, spiega, racconta, sorride, poi lo ripone. Lo sguardo che segue stavolta è più severo e non ammette replica. Il libro resta aperto e gli occhi si abbassano. La mamma si rassegna: la conversazione continuerà in un altro viaggio.