Quando si frequenta lo stesso gruppo di persone per tanto tempo, finisce che si capiscono pure i meccanismi che si innestano al suo interno, che non ci si stupisce di nulla, che ci si rende conto che le naturali conseguenze di talune affermazioni sono prevedibili, financo prevedibilissime.
In un gruppo di persone che si frequentano per tanto tempo, le notizie si diffondono velocissime, e prendono forme diverse rispetto a quelle che avevano all’inizio, cambiano connotati e incipit, punto titolo e conclusione. Le notizie partono in un modo e finiscono in un altro, come le affermazioni dei politici interpretate dalle grandi testate, come i volti delle attrici dopo le operazioni di chirurgia estetica.
Quand’ero al liceo, la mia classe era un telefono senza fili con ventisette passaggi, che veniva sistematicamente portato al limite massimo dalla temutissima prova di resistenza a cui ci sottoponeva, come fosse una tortura, il professore di educazione fisica. In sostanza, dovevamo correre per un chilometro in cerchio nel cortile di scuola. Era il panico.
«Ma, per caso, che tu sappia, così, a titolo informativo, a fine quadrimestre dobbiamo fare la prova di resistenza?», bisbigliava qualcuno al suo compagno di banco. Nel giro di un’ora, un urlo agghiacciante rintronava l’aula: «Oh, ma avete sentito? Oggi a terza ora facciamo resistenza, e pure le prove di velocità». Non importava se quel giorno l’educazione fisica non fosse nemmeno in programma, noi avevamo già dato per certo qualcosa che era stato esclusivamente sussurrato, con un punto interrogativo finale, per di più.
Con le Dears, anche se non sono ventisette, è più o meno la stessa cosa. Capita che tu dia un’infomazione a una e non all’altra, ma tanto lo sai che sarà nota a tutte in qualche giorno al massimo. Si tratta di un ottimo meccanismo per tenerci tutte aggiornate quando il tempo per vedersi o sentirsi scarseggia, ormai lo sappiamo, sono anni che lo usiamo in maniera quasi sconsiderata.
Anche perché, poi, è divertente rimettere insieme i tasselli, e cercare di capire a che punto della filiera un quadrato è diventato un cerchio, e come. Solo che non ci riusciamo mai a individuare il momento esatto del cambiamento.
Tipo: qualche giorno fa, le ho avvisate che, per il ponte del 2 giugno, sarei stata impegnata con il fidanzato trasfertista per un weekend, giusto il tempo di tentare di far finta che millequattrocento chilometri di distanza a noi ci fanno un baffo.
Semplice, lineare.
L’altro ieri, ero al telefono con SeMiRilasso. Parlavamo del più e del meno, e a un certo punto lei m’ha chiesto: «Ma la stai preparando la valigia?». La valigia?, mi sono chiesta. Che ci dovrei fare con una valigia? E perché mi servirebbe? «SeMiRilasso, perché dovrei preparare la valigia?».
La risposta mi ha fatta sognare spiagge bianche e cieli tersi, monumenti da visitare e macchina fotografica per fare la turista: «Per la tua vacanza, no? Non parti col trasfertista? Non vi fate una settimana daqualchepartenelmondo?».
Io e Trasfertista staremo fuori tre giorni, tre, a poco più di ottanta chilometri da casa mia. Ci spostiamo da Catania a Siracusa: certo, si sa che a Siracusa, dentro al Teatro Antico, ci stanno leoni e zebre, ma da qua a chiamarla «qualchepartenelmondo» ne passa.
«SeMiRilasso, ma chi te l’ha detto?»
«Non lo so, la gente, qualcuno, boh, DearLowe?»
Il giorno dopo, ero al telefono con DearLowe: «LaCapa, sei pronta per il viaggione?» «Viaggione? Quale viaggione?» «Dai, su, dove andate di bello? Liguria? Toscana?» «Ehm…» «Quant’è che state? Cinque giorni?».
A quel punto le ho spiegato, e quando le ho chiesto chi l’avesse male informata ha risposto: «Non lo so, la gente, qualcuno, boh».
Così ci ho rinunciato. Non ho ancora sentito Dearfriend Porno e Miamiglioreamica, non oso domandarmi cosa si dirà della mia assenza durante la tradizionale scampagnata del 2 giugno, né spero di essere risparmiata da questo gioco dei vasi comunicanti. Però, per la prossima volta, ho già elaborato una strategia di difesa: butto là, a mezza bocca, che vado a seguire Medici Senza Frontiere in Pakistan, e subito dopo vado a fare un reportage in India, e poi mi sposto in Australia con uno scrittore pazzo e cieco.
Una cosa più assurda di questa non si può inventare: magari invece di raccontare robe per eccesso le raccontano per difetto e c’azzeccano.
Gentile collega,in allegato il comunicato stampa relativo al MADEINMEDI 2011 e una cartella con alcuni scatti delle scorse edizioni del defilé.
Il MADEINMEDI è la settimana del fashion e del design dell’area euromediterranea: organizzato dall’Accademia Euromediterranea, coi patrocini del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Sicilia e della Provincia Regionale di Catania, si terrà dal 6 al 12 giugno al Centro Fieristico e Culturale “Le Ciminiere” di Catania e darà spazio ai migliori talenti emergenti dei territori bagnati dal Mediterraneo.
Oltre agli studenti dell’Accademia, sfileranno stilisti da tutta la Sicilia, come il brand Siculamente, e dal resto del mondo, quali la yemenita Aber Gazzi e la coreana Hyunjoo Chung.
E poi i casting, gli shooting, i workshop dell’Istituto Italiano di Fotografia e “Pregustando l’Expo”, la manifestazione che viene direttamente da Milano e mette insieme il riciclo, la moda e l’attesa per l’Expo 2015.
Ospite speciale di questa edizione sarà la collezione di Antonio Attisano, il giovane licatese prematuramente scomparso lo scorso inverno, le cui creazioni sono state realizzate per volere dei genitori.
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