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Come la crisi ha cambiato le performance delle banche

Da Finanzapertutti @FinanzaPerTutti

Un recente studio apparso sul Journal Of Finance Economics conclude che, malgrado ciò che si è spesso pensato, un consiglio di amministrazione shareholder friendly, ovvero vicino agli interessi degli azionisti, si può rivelare uno svantaggio notevole durante un periodo di crisi. immaginesIl saggio The Credit Crisis around the Globe: Why Did Some Banks Perform Better? è stato scritto da Andrea Beltratti, president del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, e René Stultz (Ohio State University). I due professionisti hanno preso in esame il periodo della crisi economica dal 2007 al 2008 ed hanno analizzato un campione comprendente 164 banche di 32 paesi.

Le performance delle banche prese in esame sono state divise in quartili, confrontando poi i migliori e i peggiori risultati di queste sono state prese le sovra citate conclusioni individuando le determinanti comuni per ogni successo e per ogni insuccesso.

Dallo studio è emerso che la crisi è riuscita, in qualche modo, ad  invertire l’ordine della performance: le banche che durante la crisi hanno ottenuto risultati peggiori, nel 2006, erano invece le più competitive.
Così descrivono il fenomeno gli autori: “Le banche con le migliori performance sono banche più tradizionali, con una quota di equity significativamente maggiore e, dunque, una leva inferiore alla fine del 2006”.

In conclusione, ciò che emerge da questo scrupoloso studio è che le banche che hanno cercato di accontentare i propri soci in investimenti ed operazioni rischiose sono finite per risentirne più degli altri nel periodo della crisi economica. Al contrario, chi ha ascoltato meno i propri shareholders è riuscito ad avere un ritorno medio del -15%, contro il -85% dei concorrenti.



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