Dopo i roboanti annunci, Lizard Squad ha effettivamente colpito Xbox Live e PlayStation Network proprio nel giorno di Natale. Chi sono e cosa vogliono questi figuri?
Il Natale del 2014 verrà ricordato, sul fronte videoludico, come quello dell'impossibilità di giocare con PlayStation 4 e Xbox One, ma anche con le console old-gen e PSVita che però fanno meno rumore. Come in uno strano canto natalizio dell'era telematica, questa storia ha a che fare con un gruppo di cattivi animati da motivazioni poco edificanti, una grande quantità di bambini più o meno cresciuti in lacrime e anche un salvatore intrepido che sembra aver risolto infine il problema da solo, con metodi alquanto discutibili.
All'epoca del Nintendo "sixty-foooooour", Lizard Squad non poteva rovinarvi il Natale Come praticamente tutti i videogiocatori avranno notato, nel corso della giornata di Natale e per varie ore successive sia Xbox Live che PlayStation Network sono risultati inattivi a causa di un attacco DDoS, di fatto bloccando buona parte delle funzionalità delle piattaforme Xbox e PlayStation, ormai ampiamente dipendenti dall'accesso a internet anche per lo svolgimento delle attività di base, al di là del gioco multiplayer online. L'impossibilità di sincronizzare gli account e i salvataggi dal cloud, così come il fatto di non riuscire ad effettuare aggiornamenti obbligatori per molti titoli ha di fatto bloccato l'utilizzo di entrambe le piattaforme, oltre ovviamente a rendere impraticabile l'eventuale riscatto di codici per l'acquisto di prodotti in digitale su entrambi i servizi, risultando in uno strano Natale d'altri tempi, privo di videogiochi sul fronte Microsoft e Sony, dal quale si è salvata completamente Nintendo, vittoriosa in questo caso grazie alla minore esposizione mediatica del suo servizio online. Mettendo da parte l'eventuale risvolto positivo di questa faccenda, che potrebbe aver fornito lo spunto per vivere un Natale all'insegna del contatto interpersonale diretto, parlando con i propri cari o ascoltando dopo tanti anni i racconti amarcord dei nonni o delle vecchie zie, la vicenda ha una portata enorme, perché per la prima volta nella storia videoludica un attacco "hacker" da parte di un gruppo di anonimi ha bloccato completamente l'accesso a due delle piattaforme maggiormente diffuse sul mercato globale, per giunta in un giorno dalla forte valenza simbolica e nel quale si sarebbe concentrata un'intensa attività.Cos'è successo
Risale ai primi di dicembre l'avvertimento di Lizard Squad attraverso Twitter: "Non è una minaccia ma una promessa, a Natale entreremo in Microsoft e spegneremo Xbox Live, per sempre!" Dopo una serie di conferme e smentite, la promessa si è materializzata in un attacco esteso anche al servizio di Sony, tanto per non farsi mancare nulla. A mettere fuori uso i server di PlayStation Network e Xbox One è stato un attacco di tipo DDoS, ovvero "distributed denial of service", una tipologia di azione di disturbo utilizzata di frequente da vari gruppi anonimi di hacker, solitamente a scopo dimostrativo.


Un curriculum irrispettoso
Il nome del gruppo era già emerso nell'agosto di quest'anno dopo attacchi al servizio Battle.net che gestisce i vari giochi Blizzard e a League of Legends, oltre ad aver preso di mira una prima volta PlayStation Network e aver addirittura costretto il presidente di Sony Online Entertainment, John Smedley, a un atterraggio d'emergenza dopo aver diffuso la notizia della presenza di una bomba presente su un volo American Airlines per San Diego.

I guasconi del terzo millennio
Una domanda sorge però spontanea di fronte a tutto questo: perché? Per quale motivo un gruppo di ragazzi, poco più che ventenni in base ad alcune informazioni raccolte, si prende la briga di imbastire un attacco hacker che punta sostanzialmente a colpire i videogiocatori? La risposta può essere probabilmente riassunta in quella data a nome del gruppo da "Vinnie Omari", intervistato da DailyDot, semplice e quantomai paradigmatica del modo di intendere questa guerra informatica: "we did it for the lulz", ovvero "per farci due risate", più o meno. Poi, certo, c'è la volontà di mettere in evidenza le falle di sicurezza di sistemi informatici di colossi multinazionali come Microsoft e Sony, il senso di potenza che può derivare dal mettere in ginocchio servizi online utilizzati in tutto il mondo, il rispetto che atti del genere possono garantire a coloro che sono in grado di portarli a compimento ma tutto questo è chiaramente impostato su una base goliardica, come dimostra anche il tono generale degli interventi su Twitter.
L'accordo via Twitter tra Kim Dotcom e Lizard Qui non c'è alcuna giustificazione ideologica, siamo lontani dalla vena anarchica o insurrezionale, quantunque di grana grossa, che caratterizza altri tipi di attacchi informatici e tutto sembra semplicemente assumere i contorni di un grosso scherzo, una bravata portata avanti solo per dimostrare di essere in grado di farla e per raggiungere la notorietà e magari un posto di lavoro come addetti alla sicurezza informatica di qualche grande gruppo. D'altronde la scusa di voler mettere in evidenza le falle dei sistemi non regge più di tanto, se si pensa che un attacco DDoS sfrutta delle limitazioni strutturali insite in qualsiasi infrastruttura online e difficilmente risolvibili. Per questo non stupirebbe neanche più di tanto se venisse confermato che la conclusione degli attacchi sia avvenuta proprio grazie al pagamento di un vero e proprio "riscatto". Entra in scena a questo punto della storia, infatti, un bizzarro quanto ricco imprenditore, anche lui spesso affiancato agli ambienti pirateschi dell'internet, che si sarebbe calato nel ruolo di salvatore del Natale: Kim Dotcom, fondatore di MegaUpload, sostiene di aver regalato ben 3000 voucher per MegaPrivacy a Lizard Squad, un bottino pari a circa 300.000 dollari, chiedendo in cambio la conclusione dell'attacco, accordo peraltro confermato anche dal gruppo di hacker. Gli account premium regalati ai membri di Lizard Squad resteranno attivi fino a quando entrambi i servizi resteranno online e non verranno sottoposti a ulteriori attacchi.twittalo! Lizard Squad e l'attacco a Xbox Live e PSN: identikit di uno scherzo di Natale
L'epilogo della storia
È possibile trarre qualche insegnamento da questa vicenda? Nonostante la totale assenza di recriminazioni di un certo livello o intenti apertamente rivoluzionari, potrebbe venire fuori qualcosa da tutto questo, positivo o meno. È vero che gli attacchi di tipo DDoS non possono essere più di tanto anticipati o evitati ma certo una lezione del genere non può passare inosservata tra Microsoft e Sony. Un paio di giornate (e qualcosa di più, per quanto riguarda PSN) di blocco totale dei servizi, per di più proprio a Natale, rappresenta un danno d'immagine di notevole portata che dovrà spingere i due produttori a rafforzare i sistemi di sicurezza per le proprie piattaforme online, per quanto possibile, tanto più che l'attacco era stato anche annunciato e poteva essere forse arginato con qualche misura preventiva. Un'altra considerazione riguarda la dipendenza da internet che ormai affligge soprattutto le console di nuova generazione: nonostante l'apparente volontà di dare ascolto al popolo videogiocante evitando la necessità di una connessione online costante, questo caso ha messo in evidenza come la realtà sia ben diversa.
