Ed è questa la storia di questo libro: la storia di un uomo con un passato importante nelle istituzioni e nella politica, la storia di un uomo che per perdersi e poi ritrovarsi ha abbandonato tutto portandosi dietro solo un bagaglio leggero di pochi indumenti, qualche libro indispensabile e alcune domande da cui non è possibile prescindere.
Tito Barbini lo conosco, so che questo libro è autentico. Le nuvole non chiedono permesso (Mauro Pagliai editore) è uscito due anni fa e io ho avuto la fortuna di leggerlo subito e di parlarne a lungo con lui. Ogni tanto ci ripenso: sarà che serve a rimarcare la differenza tra un viaggio e una vacanza in qualche altro posto che non sempre è un vero altrove.
E così ho ripercorso questo viaggio di Tito: dall'estrema punta dell'America del Sud, dove il sogno si può spingere solo fino ai ghiacci antartici, su su, senza mai prendere un aereo, a volte a piedi attraverso le frontiere, sempre assecondando solo uno spiritaccio vagabondo e curioso, su su fino all'Alaska.
Da solo, ma con una consapevolezza: che dopo le nuvole ritorna sempre il sole, come un cammino che riprende, come un pezzetto di utopia realizzato su questa nostra terra.