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“Come mangiare vermi fritti” di Thomas Rockwell, Biancoenero

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

come-mangiare-vermi-frittiAh che bella sorpresa quando in un romanzo per ragazzi non c’è nulla – ma nulla-nulla! – che pretenda di essere insegnato ma tutto, dalla trama ai personaggi, dallo stile alla costruzione, è inventato puramente per divertire.

Se mi chiedessero come attrarre i ragazzini più svogliati e meno motivati verso la lettura, una delle mie formule (assieme a svariate altre) sarebbe sicuramente questa: mostrate loro che un libro può regalare qualche ora di evasione e godimento, una manciata di risate, senza che nulla venga richiesto in cambio, e loro potrebbero aver voglia di ripetere l’esperienza.

E credo che un romanzo breve, veloce, spassoso, dal ritmo e lo stile cinematografici, come questo pubblicato dalla casa editrice Biancoenero nella collana Maxizoom– “Come mangiare vermi fritti” di Thomas Rockwell – possa essere una buona risposta all’esigenza dei bambini di confrontarsi con storie fresche, vivaci, sbarazzine e affini al loro spirito.
Non per nulla il libro è tra i cento libri più richiesti da sempre nelle biblioteche americane e negli Stati Uniti è considerato una sorta di piccolo classico, forte di un valore confermato da una giuria popolare che pur rinnovandosi negli anni (la prima data di pubblicazione è il 1973) pare continuare a gradirlo.

Nella edizione Biancoenero alla già alta accessibilità della trama si affianca quella della realizzazione grafica e tipografica che, come le altre pubblicazioni della stessa casa editrice, segue criteri di alta leggibilità.
La font utilizzata infatti è stata appositamente studiata per rispettare specifici accorgimenti visivi che facilitino la lettura anche per chi ha difficoltà, in special modo i dislessici.
Anche la scelta dell’impaginazione ampia, della carta utilizzata di un colore non troppo bianco e chiassoso, dell’interlinea larga…tutti accorgimenti che rivelano un’attenzione specifica a far sì che il libro possa diventare davvero un oggetto un po’ meno faticoso e alla portata di tutti.

Come già accennato il romanzo risale agli inizi degli anni 70 e questa collocazione temporale, a mio parere, si ravvede non tanto nello svolgimento del racconto, che resta godibile e attuale, quanto nell’ambientazione, in un periodo in cui i bambini erano ancora liberi di giocare per strada senza che troppe ansie e rischi minassero il loro desiderio di stare insieme e fuori dagli sguardi preoccupati degli adulti.
D’altra parte per dar vita alle buffe situazioni narrate ci vuole un buon grado di autonomia, anche se c’è da osservare che i grandi che fanno da comprimari nella storia risultano in fondo complici dei ragazzi, in un atteggiamento di controllo benevolente sulle azioni dei figli, ridendosela tra i baffi delle loro improbabili idee e mostrandosi – aspetto importante – sempre rispettosi e mai svalutanti.

Billy, Tom, Joe e Alan sono quattro amici, ciascuno con le proprie peculiarità caratteriali ben evidenti. Mentre Tom è serio e schizzinoso, Joe un po’ infido, Alan polemico e nervoso, Billy ha il difetto di non poter proprio resistere ad una scommessa.
Inutile: per quanto tenti, se provocato finisce sempre invischiato in qualche impresa bizzarra.
Stavolta, a causa di un semplice battibecco tipico dei ragazzini, è arrivato a scommettere con Alan che riuscirà a mangiare…quindici vermi! Uno al giorno per lunghissimi quindici giorni.

L’impegno prende subito le sembianze di qualcosa di ufficiale: ognuna delle due parti avrà un padrino che si impegnerà a vegliare sul rispetto delle regole.
Queste ultime poche ma chiare: non è permesso saltare nemmeno un giorno, i vermi possono essere cotti e cucinati ma mai ridotti in poltiglia perché è fondamentale che vengano con consapevolezza masticati. Bleah!

Impresa parecchio disgustosa, tanto che dapprincipio la controparte è piuttosto sicura del fatto suo e la vittoria pare assicurata. Nessuno infatti riuscirebbe a vincere il voltastomaco, tanto più se i vermi sono lunghi e cicciotti, prelevati da ributtanti mucchi di terreno e fatti saltare in padella tutti interi.
Ma Billy ha lo stomaco di ferro! E in più un desiderio che lo motiva: con i cinquanta dollari della vincita potrà prendere la moto giocattolo cui tiene tanto per scorrazzare e fare lo spavaldo in paese.

E così, verme dopo verme, tra qualche disavventura e litigio, il ragazzino si avvicina allo scadere delle due settimane quando, come è noto, il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare…
Alan e Joe le proveranno un po’ tutte per rendere vana l’impresa del compagno, dalle vie lecite e quelle meno lecite e nobili, dalle bugie alle mistificazioni, ricorrendo perfino al coinvolgimento dei genitori.
In un’esilarante escalation, i brevi capitoli scandiranno i giorni della scommessa per marciare, tra un verme fritto e uno bollito, uno condito con maionese e un altro con rafano e ketchup, verso la scadenza del patto.

Un romanzo che si legge d’un fiato sia per l’esiguo numero di pagine, sia per l’andatura rapida di una storia che non si dilunga su particolari e descrizioni ma procede per passaggi essenziali dando ampio spazio ai dialoghi e alle interazioni tra i personaggi.
In più punti infatti la narrazione somiglia ad una sceneggiatura, non tanto – per fortuna – da risultare troppo secca e schematica e sapendo comunque mantenere legati gli eventi.

[A tal proposito ho appreso, da un articolo pubblicato sul blog Gigi Il giornale dei giovani lettori, che dal libro è stato tratto sia un film che una serie di cartoni animati. Per approfondire leggete qui]

Il maggior pregio del racconto è indubbiamente quello di essere molto a misura di ragazzino, di incontrare lo spirito dei giovanissimi lettori che sovente sono affascinati dalle imprese assurde e disgustose, da ciò che genera un po’ di repulsione, appare poco pulitino, e comunque travalica i confini del lecito.
Realistico e ben reso è anche il rapporto tra coetanei in un’amicizia che è tutt’altro che idealizzata ma si macchia all’occasione di scaramucce più o meno consistenti, litigate, tiri bassi e piccole invidie, senza però che se ne mini fino in fondo la struttura, la quale si mantiene comunque solida e in grado, una volta terminati i giochi, di far dimenticare il passato per una nuova affiatata avventura.
Anche i nostro bambini, a ben pensarci, sono così: capaci di gesti estremi come togliersi il saluto o dichiarare un’amicizia interrotta per sempre, per tornare poi il giorno dopo a condividere spazi e divertimenti, col sorriso sulle labbra, come se nulla fosse mai accaduto.

(età consigliata: dai 9 anni)

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