Allo spazio Melampo di Milano Gian Paolo Serino e Marco Travaglio hanno presentato i primi tre titoli della neonata Laurana editore. Il fondatore di Satisfiction è stato spumeggiante e strabordante con l’unico risultato d’aver monopolizzato l’attenzione sui suoi gusti e sulle sue idiosincrasie letterarie. Dopo due ore tutti sapevano che – nell’ordine – il libro dell’Avallone è una bara senza maniglie, Roberto Saviano ha scritto un libro che chiunque guardi Report e programmi analoghi poteva scrivere e che lo stesso Serino ha sempre detestato Mozzi e i suoi proseliti e ora, per merito del lavoro svolto con Laurana, invece l’adora e adora perfino Cl. Travaglio è stato sincero: la Tomassini – continuamente storpiata in Tommasini durante la serata – gli ha consegnato il manoscritto e lui l’ha fatto pubblicare, sulla scia della forza espressiva della prima riga e mezza.
Serino con sigaretta perennemente in mano e occhialetti da Woody Allen ha continuato a conquistar la platea, ha pure tentato di far esprimere gli autori ma i tre hanno tenuto testa per quel poco che hanno potuto al grande critico. Niente da fare, Serino ha pure provato a far leggere l’autrice di Sangue di cane, inutilmente. La dolce Tomassini era visibilmente emozionata, ha detto qualcosa sull’affascinante parola “sottomondi” e ha taciuto. Gli altri due non hanno avuto miglior fortuna.
Travaglio ha salutato gentilmente, parlato di Grillo, dell’acqua pubblica, di Berlusconi e s’è congedato approfittando d’una provvidenziale crisi d’astinenza nicotinica del Serino per tornare al suo amato Fatto quotidiano. I libri meritano maggior rispetto, soprattutto da parte degli autori. Se quest’incontro doveva convincermi ad acquistarne uno soltanto o tutta la terna ha fallito miseramente. Però m’abbonerò a Satisfiction…