Il Web è fantastico perché se osservi, riesci a imparare molto, moltissimo da quello che combinano gli altri. Basta prendere nota; e di solito sono delle corbellerie stellari.
Non richiede nemmeno molto tempo, e se si possiede un po’ di buonsenso, capisci al volo cosa devi evitare.
A grandi linee, gli errori commessi dallo scrittore alle prime armi si possono riassumere in questo elenco:
- NON sapere nemmeno cosa sia un catalogo. Pochi hanno la fortuna di avere un magazzino Ikea a 50 chilometri da casa; quindi è possibile che ignorino l’esistenza di certi affari chiamati cataloghi. Ebbene sì: anche le case editrici ne hanno uno. È il mezzo migliore per conoscere le preferenze, l’inclinazione, la politica (chiamala un po’ come vuoi), di un editore. Se per esempio pubblica narrativa straniera, e solo quella, perché spedirgli i tuoi racconti?
- NON leggere quello che il sito riporta. Vediamo: a cosa serve un sito Web? A comunicare? Buona risposta. Perciò se c’è scritto: “Non spedite via email” oppure: “Per quest’anno non accettiamo manoscritti da leggere”, secondo te cosa significa? Prima di rispondere in maniera affrettata, ricordati che un sito Web serve per comunicare. Ecco. Vuol dire proprio quello:
“Non spedite via email”
“Per quest’anno non accettiamo manoscritti da leggere”.
Semplice vero? In più, è scritto in italiano per facilitare la comprensione. - NON apprezzare le piccole case editrici. Per il 90% degli esordienti (mi sono tenuto basso oggi), esistono solo Mondadori, Einaudi, Feltrinelli, Rizzoli. A malincuore scenderebbero a patti con Garzanti, Marsilio, Adelphi. Vestirebbero a lutto se la casa editrice fosse Minimum Fax, Mursia, Corbaccio o Longanesi. Al di fuori di queste, non c’è altro. “Essi” non si abbasserebbero affatto. Come? La gavetta? E che roba è? Hanno impiegato due mesi per scrivere 900 pagine di romanzo, e qualcuno ha la sfrontatezza di parlar loro di gavetta? Orsù…
- NON porre mai domande. È vero: la casa editrice spesso non risponde affatto. Quella grande quasi mai; e a volte questo maledetto vizio colpisce anche il medio, o il piccolo editore. Però se si hanno dubbi, perplessità, se magari non è chiaro quello che è riportato sul sito o, più semplicemente, si vuole stabilire un contatto con un editore per capire che tipo è, un’email può essere il mezzo migliore. Nella maggior parte dei casi non risponderà affatto. Lo so, hanno un mucchio da fare, e ricevono una valanga di corrispondenza, da parte di persone che prima di scrivere, dovrebbero scoprire la bellezza, la vastità e la profondità di un dizionario della lingua italiana. Però immagino che se ci si organizzasse un po’…
- NON avere pazienza. Mi rendo conto che non è semplice esercitare la difficile arte della pazienza. Occorre sapere che le case editrici hanno tempi lunghi; probabilmente perché sanno che il capolavoro non è tra quelli giunti ieri, ieri l’altro, quindi perché affrettarsi? Il bello è che hanno ragione, il 95% delle proposte è da cestinare; ma sto divagando.
Forse dovrebbero imparare a gestire meglio quella risorsa fuggevole che risponde al nome di “tempo”. Però è un fatto.
Se sul sito è riportato: “Il tempo di valutazione dei manoscritti è di almeno sei mesi”, significa proprio quello. ALMENO sei mesi. Pretendere una risposta dopo una settimana irrita assai chi dall’altra parte prova a gestire una casa editrice. - NON prestare fede a questo (e altri) post. L’aspetto divertente è che buona parte delle persone che si comportano così (e ce ne sono a vagonate), leggono in giro raccomandazioni e consigli (proprio come quelli riportati in questo post!), e ghignano.
“Essi” la sanno lunga. Conoscono, sono esperti, bla bla bla.
Auguri. Se non capiscono nemmeno l’abc, ne avranno davvero bisogno.