Makinov, non si capisce un'ostia di chi tu sia, ma ti amo. È possibile vedere un film horror nel 2013 e provare quel senso di smarrimento che ti incollavano addosso quei bei lungometraggi anni settanta\ottanta che tanto abbiamo amato? Da Fulci ad Argento passando per Deodato? A questa domanda potete rispondere guardando Come out and play.
Il film è un remake dello spagnolo "Ma come si può uccidere un bambino?" del 1976, un film che non ho mai visto, fustigazione, ma che sicuramente recupererò. Ma se questi sono i remake, benvenuti in mia kasa.
La storia è semplicissima: marito e moglie lasciano i due figli a casa per passare qualche giorno da soli; lei è incinta al settimo mese del loro terzo figlio. Prendono una barchetta a noleggio e si dirigono verso una vicina isoletta dalle tipiche apparenze caraibiche. L'unico inghippo è che sull'isola non c'è nessuno, la civiltà sembra scomparsa in fretta e furia. Ma dove sono andati tutti? Qui la risposta spoilerosa per chi non ha visto il trailer è abbstanza ovvia dopo i primi 15 minuti e anche se lo dico non cambia il gusto del film. Inizio spoiler (Sottolinea la riga per leggere) I bambini hanno masscrato l'intero villaggio. Fine spoiler
Mi sa che ci ha le idee chiare
sto Makinov!
La frase clou è: chi sarebbe capace ad uccidere un bambino? Ed io aggiungo anche "perché"? Questa sarà l'unica vera risposta che vi verrà data.
Il film, come detto, ha una sceneggiatura lineare e pulita. La prima mezz'ora è un pò troppo soporifera e il protagonista Francis sembra sempre in ansia anche quando cerca la barchetta per la gita romantica, ma poi si preme sull'acceleratore fino ad arrivare ad alcuni momenti topici di grandissimo effetto. La scena più raccapricciante che mi è rimasta impressa sulla retina, è nel pre-finale, quando viene mostrato a spezzoni il gioco corrotto dei bambini. Non sto neanche a dirvi cosa si prova a vedere dei piccoli bambini che uccidono e torturano senza senso gli adulti e non sto neanche a divagare sul senso del film che è piuttosto chiaro. Quello che mi preme è l'astuzia del regista nel non cadere mai nella insulsaggine americabonda del bambino terribile; qui non ci sono bambini terribili ma dei killer spaventosi, senza scrupoli e completamente fuori dalla stereotipizzazione classica. Dei veri demoni. Non per nulla l'inserimento della chiesetta ci trasporta violentemente nel paranormale che però non viene mai palesato esplicitamente.
All'inizio del post ho ringraziato il regista per il coraggio dimostrato nel voler scornare il famoso tabù: "non toccate i bambini", che in questo film viene talmente abbattuto con potenti spallate, da chiedersi veramente se sareste capaci di uccidere un bambino. Allucinante.
Nel reparto tecnico svetta prepotentemente una fotografia luminosa e piena di colori che nulla ha a che fare con il cinema dell'orrore, ma che proprio per questo motivo rende il doppio. E naturalmente la regia, figlia degli anni d'oro, di questo oscuro personaggio, Makinov, che omaggia il passato a più riprese senza però appesantire inutilmente l'opera. Ottima la prova d'attore di Ebon Moss-Bachrach, alias papà Francis, e della bellissima Vinessa Shaw, alias mamma Beth. Coinvolgente il movimento di camera che segue Francis nella sua discesa verso la disperazionem quasi a voler entrare direttamente nel suo dolore.
Pellicola indiscutibilmente spiazzante, a tratti sconvolgente, che risulta visione obbligata per gli amanti del genere e non. E quando avrete finito di guardarlo andate a controllare se i vostri bambini dormono ancora...
Mi ha molto colpito questa intervista al regista: uno sborone o un genio? Ti stiamo col fiato sul collo e vediamo cosa combini.