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Come parlare di filosofia scrivendo cronache sportive

Da Mcnab75

camerun argentina

I miei amici già lo sanno: sto pensando di “vendere” la mia scrittura per siti, portali e blog che trattano argomenti ben lontani da quelli proposti abitualmente su Plutonia Experiment.
Tutto nasce da due prese di coscienza: in Italia la pura e semplice narrativa di genere ha un mercato da fame (1), inoltre a me piace anche scrivere di altre cose, non strettamente legate al mondo del fantastico (2).
Questa seconda cosa l’ho sempre sospettata, ma ne ho avuto la conferma da quando ho cominciato a proporvi articoli un po’ differenti dal solito, ottenendo ottimi riscontri di visite e di commenti. Parlo per esempio dei post sul luddismo e sulla paura della tecnologia, di quelli sul come gestire un blog, dei pezzi sulla scrittura intesa in senso pratico, ma anche delle monografie fotografiche di celebrità, rubrica fissa della domenica.
Per quanti continui a leggere (e scrivere) di mostri e di supereroi, probabilmente rallentando il ritmo, non mi dispiace affatto l’idea di poter allargare i miei orizzonti. Dapprima magari, come ho già detto, affittando la mia penna (tastiera) a chi ne ha bisogno. Secondariamente, magari fra una manciata di mesi, lanciando altri blog satellite focalizzati su altre tematiche. In questo secondo caso lo farei però nell’ottica di un lavoro. Come e quando lo esamineremo semmai più in là.

In Italia i blog che hanno maggiori riscontri sono quelli che trattano di:

  • Cucina;
  • Viaggi;
  • Fashion;
  • Sport;
  • Tecnologia.
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Il settore dei libri e dell’editoria, pur vantando numerosissimi piccoli blog, è molto povero. Intendo dire: economicamente povero. Non girano soldi. Nessuno paga, se non con vaghe promesse. Però non intristiamoci (semmai arrabbiamoci): è così, basta prenderne atto.
Appurato ciò, entra in gioco l’indole di ciascuno di noi.
Dando per scontato l’idea di provare a vivere di scrittura, chi di noi potrebbe trattare anche altri argomenti, non strettamente legati alla narrativa?
La mia risposta – e sottolineo mia – è: io sì. Ossia, potrei provarci.
Mi piace scrivere, non ho particolari pregiudizi, ho molti interessi e diverse idee (magari pessime) di cui amo discutere in pubblico. Vale a dire sul Web.
Quindi, di cosa potrei parlare?
Di cucina? Beh, oramai TUTTI parlano di cucina, anche quelli che sanno a malapena aprire una scatoletta di tonno. Comunque il settore tira, anche a livello economico. Lo trovo mediamente divertente, forse noioso sul medio/lungo periodo.
Di viaggi? Sì, sarebbe molto bello. Viaggi anche brevi, volendo, ma con un’interpretazione personale. Senza scadere nel trito e ritrito elenco di locali da vedere, di monumenti da visitare. Qualcosa di psicogeografico, per esempio. Sì, credo che sia una delle opzioni da tenere molto in alto nella mia lista.
Di fashion? No, qui non ci siamo. Mi stanno simpatici i fashion blogger, come per esempio Elena Barolo, ma non sarei assolutamente in grado di fare un lavoro del genere. La preparazione in materia non è mai un optional. Vale per qualunque settore.
Di tecnologia? Per quanto sia un grande appassionato di aggeggi elettronici, non credo di avere le competenze per dire qualcosa di autorevole, non rispetto ad altri validi blogger già in attività.
Di sport? Sì, di sport sì. Perché mi piace, perché lo seguo, e perché non ho lo spirito del tifoso, bensì dell’appassionato. Due punti di riferimento: David Foster Wallace in Il tennis come esperienza religiosa, è gli articoli dell’ottimo Stefano Benzi, che riesce a parlare di qualunque cosa, mascherando il tutto dietro il pretesto del football.

Blogging
Ci sono altri campi di cui potrei scrivere? Certo che sì: il cinema (che paga più o meno come l’editoria, ossia nulla), la politica (no grazie), la musica (già provata come PR, altro ambiente avarissimo), l’ecologia (non ne so nulla), le celebrità (solo se riuscissi a parlarne in modo poco pruriginoso, comunque mi piacerebbe, sì), etc etc.
C’è anche un campo che comprende un mix di questi interessi, il lifestyle blogging, che sarebbe poi la soluzione ideale. Plutonia Experiment è già orientato in questo senso, e i risultati finora sono incoraggianti.
L’idea di partenza è comunque quella di affrontare argomenti che interessano sia il sottoscritto sia un buon numero di lettori, portando però la discussione dove voglio io, ossia su divagazioni ad ampio spetttro. Perché, come ho già detto, è possibile fare la cronaca di una partita di tennis e al contempo parlare di filosofia. O raccontare un viaggio narrando al contempo le leggende che riguardano uno specifico luogo. Folklore e urband legends, altro genere che mi piacerebbe affrontare con più incisività.

Spiace comunque constatare di non aver portato più lettori a interessarsi di letteratura fantastica, di mostri, di fumetti, di supereroi. A dire il vero qualcosa son riuscito a fare, ma la sfida a quanto pare è improba. Il Paese, semplicemente, ha altri interessi.
Ne continuerò a parlare, perché in fondo è la categoria di tematiche che resta in cima alla lista delle mie preferenze, ma in futuro aspettatevi il mio dilagare in altri settori.
O quantomeno ci proverò.
E poi non è detto che una cosa possa da fare traino all’altra. In fondo nei recinti ci stanno bene soltanto i buoi, nessun altro.
Non certo i blogger.

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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