<< Mi sembra che tu sia ormai in età da marito, no? >>. È trascorso molto tempo da quel dialogo, non ho dimenticato però il modo in cui Giulia abbassò lo sguardo: << Eh, credo di averla superata da un pezzo… >>. Aveva poco più di trent’anni, eppure parlava come fossero già cinquanta. << Scusa se sono indiscreto >> incalzai, forse animato dalla mezza spina alla quale attingevo di tanto in tanto, << ma il fatto che non ti sei ancora sposata è dovuto al caso, al destino, oppure si tratta di una tua scelta >>. << Diciamo che è stato il destino, la fortuna o la sfortuna, chissà... >>. << Diciamo allora la fortuna nel significato latino, intesa come sorte >>.
Non perdevo mai l’occasione per sfoggiare questa reminiscenza liceale ma Giulia, in quanto insegnante, sia pure di matematica, non fu da meno. << Ricordi che cosa si dice di Perpetua nei Promessi Sposi? >>. Puntai gli avambracci sul tavolo, come per ascoltarla meglio: << No, a dire il vero non ho mai amato Manzoni >>. Mi venne alla mente Silvio Orlando in Il Portaborse: “... Mentre lui per cinquant'anni scrive e riscrive I Promessi Sposi, Balzac infila uno dopo l'altro dieci capolavori, Melville scrive l'immenso Moby Dick e Dostoevskij... L'Idiota, Delitto e Castigo e I Fratelli Karamazov”. << Perpetua >>, proseguì Giulia, << sosteneva di essere rimasta nubile perché aveva rifiutato tutti i pretendenti, ma le amiche malignavano che, in realtà, nessuno la voleva >>.
Giulia il suo pretendente l’ha trovato, e persino sposato. Non ha considerato tuttavia che il nocciolo della questione non sta nel procurarsene uno, ogni donna ne è capace, bensì nel saperselo tenere. Cosa che, succede anche agli uomini, non riesce mai molto bene.