Quando preghiamo non dobbiamo mai perderci in tante considerazioni, cercando di sapere che cosa dobbiamo chiedere e temendo di non riuscire a pregare come si conviene. Per conseguire questa vita beata, la stessa vera Vita in persona ci ha insegnato a pregare, non con molte parole, come se fossimo tanto più facilmente esauditi, quanto più siamo prolissi. Nella preghiera infatti ci rivolgiamo a colui che, come dice il Signore medesimo, già sa quello che ci è necessario, prima ancora che glielo chiediamo (cfr. Mt 6, 7-8).
A Dio non importa tanto la manifestazione del nostro desiderio, cosa che egli conosce molto bene, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la domanda perché possiamo ottenere ciò che egli è già disposto a concederci. Lo riceveremo con tanta maggiore capacità, quanto più salda sarà la nostra fede, più ferma la nostra speranza, più ardente il nostro desiderio.
Noi dunque preghiamo sempre in questa stessa fede, speranza e carità, con desiderio ininterrotto. Quanto più vivo sarà il desiderio, tanto più ricco sarà l’effetto. Il pregare consiste nel bussare alla porta di Dio e invocarlo con insistente e devoto ardore del cuore. Il dovere della preghiera si adempie meglio con i gemiti che con le parole, più con le lacrime, che con i discorsi. Risulta dunque che la fede, la speranza e la carità conducono a Dio colui che prega. Dobbiamo mostrare di fidarci del Signore.
Chiunque chiede al Signore un’unica cosa e quella sola cerca di ottenere (cfr. Sal 26, 4), chiede con certezza e sicurezza e non teme che gli possa nuocere quando l’ha ottenuta. Ma, senza di essa, nulla potrebbe giovargli tutto ciò che avrà ottenuto, pregando come si conviene.
Dalla Lettera di Sant’Agostino a Proba