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Come presentarsi a un Editore – Prima parte

Creato il 29 dicembre 2011 da Cataruz

Quando si scrive la parola “fine” in un romanzo, ancora non è successo nulla, se non di averlo finito, ma è solo la prima parte del lavoro da scrittore. Ci sono regole a cui si deve necessariamente sottostare nel momento successivo: la ricerca di un editore che creda in te, nel tuo lavoro e, per farlo, devi organizzarti al meglio.

Purtroppo, proprio in quel delicato momento, il più cruciale, il più importante, ecco che sbagliano in tanti!

In questo articolo vorrei analizzare i più comuni errori di tanti autori, molti dei quali potrebbero anche aver scritto il miglior lavoro del mondo (ne dubito fortemente), ma si presentano malissimo, talmente tanto che un editore sceglie di non prenderlo in considerazione e, magari, nemmeno lo legge perché ha già capito che non è l’opera in sé a renderlo dubbioso, bensì l’autore che, con il suo modo di fare, non è il miglior rappresentante di se stesso e della sua opera.

Il primo fattore è la lettera di presentazione o il testo della mail con cui si chiede a una casa editrice di venire pubblicati. Va precisato che se proponi un’opera, questa va innanzitutto vagliata sulla base della politica editoriale della casa editrice, se essa è specializzata in Fantasy non mandate un thriller, significa intasare la mail dell’editore ed essere scartati in partenza. Quindi studiare ben bene le regole e il catalogo della casa editrice a cui si vuole sottoporre la propria opera. Anche fosse tutto in ordine, anche se la casa editrice pubblica il genere che avete scritto, anche se la linea editoriale è in armonia con il vostro testo, dovrete comunque essere accorti.

Sovente mi giungono proposte da parte di autori esordienti che iniziano la lettera di presentazione così: Sono un autore esordiente e vorrei pubblicare con voi, non ho molta esperienza del settore, comunque mi impegnerò al massimo delle mie possibilità affinché il libro… etc“.

Scartato subito!

Perché? Ma perché l’editore è un imprenditore con il rischio d’impresa, colui che investe su un “prodotto” che dovrà vendere. L’autore propone a quest’ultimo di credere in lui quando è lo stesso autore che non ci crede! Lo scrittore instaura un rapporto di dipendenza con l’editore, firma un contratto di edizione che lo lega per anni, dovrà mettersi a disposizione, dovrà fare promozione, dovrà credere sul proprio talento, sulla propria opera e sul proprio impegno. Faccio un esempio classico. Un ristoratore cerca un cuoco, si presenta uno che dice: “Vorrei essere assunto, non ho esperienza di cucina, non ho mai lavorato in vita mia, comunque mi impegnerò al massimo…”. Siete convinti che il ristoratore lo assuma? Assolutamente no! Non è un male essere esordiente, non è la fine del mondo e non è nemmeno uno scandalo, ma all’editore non frega niente se sei esordiente, se non conosci il settore (scontato, visto che sei esordiente); lui vuole sentirti dire cosa hai scritto, qual è il messaggio che vuoi lanciare, cosa significa per te questo libro, a chi si rivolge, cosa vuoi fare da grande, se hai fantasia, iniziativa, potenzialità e, sopratutto, se credi in te stesso. Partire subito precisando che sei esordiente “frena” l’entusiasmo di chi pensa di spendere migliaia di euro per leggere il tuo scritto, fare la revisione del testo, correggere la bozza, assegnare un codice ISBN, curare il deposito legale, stampare il libro, distribuirlo, promuoverlo e fornire i volumi alle librerie in conto vendita, cioè attendere di prendere i soldi solo sul venduto, rischiare i resi sugli invenduti, assisterti nelle presentazioni e altro che non mi dilungo oltre. Inoltre, credi davvero che non si sappia o non si possa sapere che sei un esordiente? L’editore è abilitato a consultare il catalogo internazionale dei libri in commercio, altrimenti come farebbe a registrare i volumi, sa perfettamente se sei o meno esordiente.

Quindi, il trucco sta tutto sulla capacità nel dirottare l’attenzione sul tuo libro e su di te come autore, di quanto sei affidabile e di quanto credi in te stesso e non sulla tua inesperienza che, in tal caso, emerge in tutta la sua devastante negatività.

Altro esempio di presentazione errata: “Ho scritto un bellissimo romanzo, tutti i miei amici che l’hanno letto ne sono rimasti affascinati, quasi non credevano che l’ho scritto io...

Scartato subito!

Perché? Beh, quasi quasi nemmeno mi metto a spiegarlo. Asserire che hai scritto l’opera del secolo e che i tuoi amici l’hanno trovata affascinante e ne sono rimasti entusiasti, all’editore frega proprio niente. Forse, in un caso simile, dovresti precisare meglio, chiarire se, per esempio, i tuoi fatidici amici fossero degli editor professionisti oppure editori (e allora fatti pubblicare da loro) ovvero scrittori affermati (allora dì loro che ti propongano alla propria casa editrice). Se i tuoi amici non appartengono ai generi elencati prima, allora sei uno che dice fregnacce, tanto per incensarti da solo, inoltre, risulti un egocentrico da paura. Credi veramente di impressionare qualcuno?

Continuiamo con gli esempi di presentazione: “Mi piace scrivere, per me è un hobby, un divertimento e vorrei sottoporvi un romanzo…“.

Scartato subito!

Perché? Ma perché se la scrittura ti piace e la consideri un hobby o un divertimento, allora vai a comprarti i lego o un puzzle da milioni di pezzi e divertiti da qualche altra parte. L’editore non scherza, non si diverte e non ha l’hobby di pubblicare, ma svolge un’attività imprenditoriale con il relativo rischio economico. Se vuoi giocare, fallo utilizzando la PlayStation e non una casa editrice professionale. E se ti piace vedere il tuo lavoro finire in un volume, vai da LULU o da ilmiolibro oppure, meglio ancora, da Albatros Il Filo che con 6mila euro ti fa divertire da matti, di gente come te ne cerca tutti i mesi. Sai che risate ti potresti fare e poi, credimi, sono certo che ti passa l’hobby, anzi, nell’esatto momento in cui schiacci il tasto invia bonifico dall’home banking, vedrai che ti scomparirà divertimento, hobby e piacere.

Ancora un esempio: “…”

Scartato subito!

No, non sono impazzito, ma è il classico esempio di chi invia il manoscritto e nel corpo dell’e-mail non scrive proprio nulla. Bianco, completamente bianco. A volte mi incazzo talmente tanto che gli scrivo chiedendo che dica chi è, cosa vuole, cosa sta chiedendo, cosa vuole che facciamo. Una volta uno mi ha risposto: “Leggi nel file allegato“. Scusa? Leggi nel file allegato? Io dovrei leggere nel file allegato? Ma stiamo scherzando? Io non apro un allegato se non so da dove proviene e se non mi dici cosa vuoi e chi sei! Non esiste proprio che l’editore cerchi le informazioni, mica è al tuo servizio e non ha tempo da perdere. Questo è l’errore che più mi fa incazzare, è sintomo di mancanza di educazione e di pressapochismo. Ma chissenefrega di te, anonimo scrittorietto da strapazzo, ma cosa può scrivere uno così? Cancellato dal PC e dalla mente.

Ultimo esempio: “Conosco i vostri libri, tutti di ottima qualità e mi piacerebbe far parte della squadra…“.

Scartato dopo una piccola verifica che, sempre, porta allo scarto automatico e immediato!

Perché? Ma perché incensare è da coglioni e, inoltre, scatta immediatamente la risposta/domanda di verifica: “Grazie per i complimenti, assai graditi. Ci accenni a quali titoli in catalogo ti riferisci?” Quasi sempre non risponde nemmeno e avrebbe pure ragione, anche fosse che ha letto un libro o due, in catalogo ve ne sono a decine di titoli: Cosa dici che conosci i nostri libri? Uno ne conosci e, forse, nemmeno quello.

La domanda nasce spontanea da parte di chi non sarà convinto del metodo di cui sopra: “così facendo, però, non potrebbe essere che l’editore ha perso l’occasione di scoprire veramente l’opera del secolo?”

No! E’ scientifico, matematico, logico e coerente che chi ha scritto l’opera del secolo è, quantomeno, intelligente.

Coloro che ricadono negli esempi di cui sopra state certi che non lo sono nemmeno un po’.

[box] Nella seconda parte tratterò come presentare all’editore un manoscritto.[/box]


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