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Come presentarsi a un Editore – seconda parte!

Creato il 25 gennaio 2012 da Cataruz

Questo piccolo contributo è il seguito al mio precedente articolo, prima parte.

Chi ha scritto un libro ha la necessità di presentare il suo lavoro a un Editore. E qui si complica il tutto.

Tutti pensano, o meglio, pretendono che l’Editore legga TUTTI i manoscritti che riceve, cioè migliaia di testi, molti dei quali noiosi, stancanti, strafalcioni, di scarso valore e qualità. Solo, e ripeto solo sottolineandolo per bene, dopo averlo accuratamente letto può “permettersi” di scartare il lavoro proposto.

Ma che arroganza, che superbia, che errore madornale!

L’Editore non legge, ma fa leggere! Però è sicuramente l’Editore, e così deve essere visto che risponde civilmente e penalmente dell’eventuale pubblicazione di fronte a terzi, che sceglie cosa far leggere al comitato di redazione e cosa no.

Su che basi?

Semplice, su come l’Autore si presenta, basandosi su pochi e semplici requisiti basilari:

  • L’autore propone il suo libro all’editore con un tono rispettoso, ma non adulatorio;
  • dimostra di non inviare a casaccio la sua richiesta di pubblicazione, ma di aver preventivamente selezionato la casa editrice in questione studiandone il catalogo: un segno di rispetto per l’editore, e anche di intelligenza e razionalità dell’autore stesso;
  • si dimostra consapevole del tipo di pubblico che il suo romanzo è suscettibile di interessare;
  • espone le sue idee-guida, gli elementi di novità che presenta il suo lavoro, fa trasparire la sua competenza tecnica attraverso notazioni riguardanti l’ambientazione, la costruzione delle scene e le scelte linguistiche, però senza dilungarsi eccessivamente: non dimentica, infatti, che si sta rivolgendo a persone competenti che, se interessate, sapranno ben valutare la validità del romanzo che ha costruito, quindi limita il suo discorso, non vuol dare l’idea di “imbeccare” l’editore rischiando di dimostrare solo una saccenza non richiesta;
  • è chiaro fin dall’inizio che non vuole pubblicare a pagamento; se così non fosse, sarebbe opportuno evitare questa menzione, lasciando che sia l’editore a fare la prima proposta;
  • fornisce qualche indicazione concreta anche sulla mole del romanzo.

Dal suggerimento di cui sopra, quindi, è bene presentarsi sempre con una lettera. Oltre che essere una forma di educazione, la lettera di presentazione sarà anche la prima cosa, e forse anche l’unica, che l’Editore leggerà quasi certamente.

Esempio di una lettera di presentazione. 

Egregio Editore, sono un autore (se esordiente meglio specificarlo subito) che ha scritto un romanzo, con la presente mi permetto di sottoporlo alla sua attenzione, dopo aver attentamente studiato il Catalogo della Sua Casa Editrice, in quanto ritengo che potrebbe trovare la sua collocazione nella collana “Pinco Pallo”.

Il mio ideale di scrittore e di uomo è quello di rappresentare la realtà senza inutili artifici, ma in modo semplice, affinché possa raggiungere un vasto pubblico, pur senza trascurare l’accuratezza strutturale e linguistica, che rende il mio romanzo gradevole anche ad un lettore colto.

L’elemento di novità che propone il mio romanzo è che i protagonisti della storia che ho scritto sono… Omississ… mentre la storia è stata costruita essendomi documentato con ogni cura. 

L’ambientazione è quella storica (o contemporanea) che tratta di… Omissis…

Ho inventato una storia e dei personaggi che possano testimoniare la dura realtà, garantendo loro una parvenza di coerenza rispetto alla vita di tutti i giorni: Maria, la protagonista femminile, rappresenta quello che… Omissis; Paolo è il personaggio più negativo della storia perchè… Omissis; Giacomo lo ritengo un personaggio principale perchè, come per Maria, comprende da subito che è inevitabile cambiare mentalità e… Omissis

Allego a questa lettera, insieme ai miei dati personali, al mio indirizzo e a una nota biografica, anche una breve sinossi, nonché tre capitoli del testo, e resto fiduciosamente in attesa di un cenno di riscontro da parte Sua.

Il romanzo è piuttosto corposo, 42 capitoli, per un totale di quasi 900 cartelle in formato A5 e, se ritiene di qualche interesse ciò che Le ho esposto, invierò quanto prima la versione completa in formato cartaceo e, se occorre, anche su CD-rom.

Tengo a precisare, per evitare spiacevoli incomprensioni, che non sono disposto a pubblicare a pagamento questo libro, ma sono disponibile ad adoperarmi, collaborando con la Casa Editrice, per pubblicarlo al meglio, correggendo le bozze e, successivamente, ad attivarmi per farlo conoscere e promuoverne la vendita, attraverso serate di presentazione, recensioni e articoli su varie riviste, quotidiano e su internet…

Naturalmente dove ho inserito l’Omissis dovrà trovare posto lo sviluppo della storia.

Quindi, è da come l’autore presenta se stesso e il suo lavoro, che determina il primo e vitale interesse (o meno) dell’Editore a passare il manoscritto alla lettura approfondita del comitato di redazione il quale, come è meglio precisare per chi non lo sapesse, sovente è un collaboratore dell’Editore e, per questa collaborazione, viene pagato. Quindi è un costo che entra, piaccia o meno, nel bilancio aziendale e, accortezza vuole, che le risorse umane a disposizione siano ben spese e non utilizzate per leggere di tutto un po‘.

Il comitato andrà impiegato per quei progetti che sono considerati meritori di attenzione e non tutti lo sono, anzi, percentualmente si potrebbe riassumere in un 5/6% di quanto arriva mediamente sul tavolo (o PC) dell’Editore.

Finchè non maturiamo, anche come scrittori, questa è la percentuale, purtroppo, di opere che possono essere lette. Che la letteratura in Italia sia quel che è, la causa va ricercata anche e sopratutto sul valore delle opere che si pubblicano. Le case editrici a pagamento hanno aperto un mercato nuovo e tutto italiano: scrivi quel che vuoi, paga e avrai un ISBN affisso a quel che dicono essere un libro, ma che libro non è.

Alcuni passaggi sono stati ispirati da:

Il rifugio degli esordienti


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