Un aereo che atterra male, ma male di brutto, è una rivelazione mistica (per non dire religiosa, spirituale) anche per l'ateo et l'agnostico più tesserati. Pregava anche il cecchino di non dico quale esercito atterrando nel sudest dell'Afghanistan sotto vento e sotto tiro. Vuoi vedere uno che va in vacanza. Noi che andiamo in vacanza... Il vento che ci sbatte fuori da una vita al riparo. Da cosa, scusa? Al riparo e basta. Da tutto. Una vita che scorre, salvo imprevisti, su binari che mandano riflessi al cielo da tanto sono tirati a lucido.
Vedi come sbarcano, allora? Così. Con la stessa paura che ci prende quando una folata di vento manda storto l'aereo che ci porta in vacanza.
Liberi tutti, da qui in poi, di tirare le conclusioni individualmente giustificabili. Sia, tuttavia, resa giustizia alla paura di chi attraversa. Al terrore che suscita il mare in chi non sa nuotare: nemmeno noi, andando in vacanza, sappiamo volare.
È indispensabile capire ciò che vivono gli esseri umani che attraversano gli stretti: quello fra la Turchia e la Grecia, nella documentazione affidata agli scatti che seguono. È l'esperienza più devastante. "Devastante" non è scelto a caso. E di nuovo: ragioni, successivamente, e concluda, ciascuno di noi. Si immagini e proponga, anche chi fa politica e chi va al bar e chi scrive sul web non importa che cosa, le prospettive (forse come vocabolo è esagerato) che ritiene più giuste, per un paese e una società. Per se stesso/a.
Chiedo, a nome degli sbarcati, che la conclusione maturi sulla base di una conoscenza corretta e fino in fondo della realtà. Tenendo presente la folata di vento che manda storto il nostro aereo per le vacanze. Per le vacanze: non per una nuova vita.
E ora gli scatti. Di tre giorni fa.
(c) 2015 weast productions
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