La prima cosa che faremo, sarà dormire,
la seconda, svegliarci insieme.
Poi cammineremo distratti dentro un mercato di frutta,
ruberò una mela per il tuo sorriso, e una pesca per i tuoi occhi.
Daremo qualche centesimo a un suonatore di strada,
chiederemo la direzione per un posto qualsiasi;
e una volta arrivati, prenderemo un caffè in piedi.
Poi di corsa verso una fontana,
e staremo così per tutto il tempo,
a far scorrere l’acqua gelida sui polsi,
a tenerla ferma sul palato;
come una bacio, immobile sulla bocca.
Tu avrai quella gonna che ti fa più leggera,
avrai i capelli raccolti,
avrai addosso la tipica bellezza dei ricordi;
sarà come quando non si trova la parola,
sarà come quando piove con il sole,
sarà come quando non entravamo a scuola.
Correremo veloci sotto i portici di una città
che sta solo dentro la nostra testa,
evitando come schegge impazzite, i tagli trasversali degli sguardi;
mentre le palpebre, le palpebre tremeranno di paura.
Non ci volteremo mai a guardare i passi fatti,
staremo poi così, una volta finito il fiato,
immobili, a filtrare con le mani i nostri respiri stanchi.
Senza mai aver bisogno della speranza.
Scavando dentro la Parola luminosa e splendente.
Poi seduti ai bordi della strada,
conteremo la fortuna che abbiamo in tasca;
ci daremo baci sulla bocca,
ci daremo carezze sulla faccia.
Saremo assenti alla guerra fatta dagli uomini.
Tornando a casa nella stessa distrazione di sempre,
con l’odore sulle mani dei sostegni degli autobus deserti
che sarà più forte di quello della nostra pelle;
sarà come quando si ritrova la parola,
sarà come quando senti freddo sotto il sole,
sarà come quando non entravamo a scuola.
Avrai un libro di poesie
lo leggeremo a voce alta stesi a guardare il soffitto,
vestiti solo dei nostri sguardi;
guariti dall’attesa buona che sa aspettare l’amore,
come le attese nel mestiere di fare il pane.
Ci guarderemo per diverso tempo in silenzio dopo aver fatto la doccia,
come se fossimo due sopravvissuti a una tempesta,
come se fossimo i soli abitanti di questo pianeta,
come se insieme, fossimo il vaccino allo schifo che ci circonda;
quella forza che ci abita e ci sostiene,
quella forza che ci nutre e ci avvelena, che ci uccide.
Poi vedrò il tuo corpo minuto sparire dentro un mio abbraccio,
la tua pelle bianca cercare l’asprezza della mia barba;
poi fare l’amore come due condannati a morte
come se fosse l’ultima volta a disposizione,
come se dopo tutto dovesse svanire nel nulla
come fosse stata un’illusione;
sarà come quando si deve chiedere scusa,
sarà come quando non servono le parole,
sarà come quando non entravamo a scuola.
Sarà come quando non entravamo a scuola.
Testo e Fotografia di L.J.M.
Taccuino all’idrogeno: http://taccuinoallidrogeno.wordpress.com/